A due anni dagli accordi di pace in Colombia: cosa è rimasto?

A member of the 51st Front of the Revolutionary Armed Forces of Colombia (FARC) walks at a camp in Cordillera Oriental, Colombia, August 16, 2016. REUTERS/John Vizcaino
In Colombia due anni fa fu firmata la pace tra l’ex presidente Juan Manuel Santos e il leader delle FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo), Rodrigo Londoño detto Timoshenko, ma i buoni propositi sembrano naufragare dentro una spirale di nuove violenze.

Dal giugno del 2016, due anni e mezzo fa, in molti dipartimenti della Colombia sono aumentati gli omicidi ed è ripresa la guerra tra bande criminali per il controllo del traffico di droga, in un paese in cui le coltivazioni di coca dello scorso anno toccato quasi i 200mila ettari.

Con la fine del conflitto sono stati desecretati i documenti del negoziato tra governo e FARC, dove tra le altre cose si evince che più di 13mila combattenti avrebbero consegnato le armi per unirsi sotto l’ala di un partito politico civile, che ha poi partecipato alle ultime elezioni presidenziali e ottenuto 10 seggi al Congresso nelle legislative di marzo di quest’anno.

Il partito delle FARC-EP ha fatto la sua apparizione sulla scena politica colombiana ai primi di settembre del 2017 senza rinunciare al suo acronimo, e alla sua ideologia marxista-leninista, mostrando però una certa disconnessione con la società colombiana. Nelle elezioni legislative tenutesi a marzo hanno raggiunto a malapena gli 85mila voti.

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Da quando è stata decretata la fine del conflitto in alcuni dei territori abbandonati dalle FARC-EP si è assistito all’evolversi di una guerriglia tra gruppi rivali per la conquista del mercato della droga. Negli ultimi dieci anni nei 1.122 comuni che compongono la Colombia, le FARC-EP erano presenti in 242 di questi. L’aumento degli omicidi nel 2018 si è verificato in 146 comuni su 242 in cui sono presenti le FARC-EP.

Tra le zone più colpite dagli omicidi causati dal narcotraffico ci sono la provincia di Bajo Cauca Antioquia, nel dipartimento di Antioquia con percentuali che raggiungono il 200%, la provincia di Catatumbo situata nel nord-est  del dipartimento del Norte de Santander e i dipartimenti del  Nariño e del Cauca. Tra le zone più violente della Colombia c’è la regione di Tumaco, nel sud-ovest del paese lungo la costa del Pacifico al confine con l’Ecuador a causa delle enormi piantagioni di coca presenti sul territorio.

Il nuovo presidente della Colombia Ivan Duque lo scorso maggio ha sospeso i colloqui di pace con l’ELN (Ejército de Liberación Nacional), l’altro gruppo di guerriglieri che ancora opera in alcune aree del paese. Il governo della Colombia e l’ELN hanno iniziato i negoziati di pace nel febbraio 2017.

L’attuale Alto Commissario per la Pace della Colombia, Miguel Ceballos, ha insistito che il rilancio del tavolo di dialogo con l’ELN deve essere effettuato sulla base del fatto che non ci sono ostaggi. L’ELN è considerato l’ultimo gruppo ribelle nel paese dopo il disarmo delle FARC-EP. Nato come le FARC-EP nel 1964 da una rivolta contadina, l’ELN ha ancora circa 1.500 guerriglieri in attività e 5000 militanti civili. In diverse regioni della Colombia l’ELN, grazie ai proventi del traffico di droga, impone il suo controllo attraverso la violenza perpetrata sulla popolazione e negli scontri con altri gruppi criminali.

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Dopo l’accordo di pace del 2016, l’ELN e alcuni gruppi dissidenti delle FARC-EP sono diventati i principali attori della criminalità organizzata del paese. I dissidenti delle FARC-EP sono attualmente circa 1.200 uomini, di cui 700 sono presenti nei dipartimenti di Putumayo, Caqueta, Guaviare, Guainía e Vaupés, dove controllano le coltivazioni di coca e le rotte del narcotraffico.

In Colombia si stima esistano circa 70 gruppi armati e criminali, come il GUP (Guerrillas Unidas del Pacífico), o groppi paramilitari come l’AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) e il Clan del Golfo, per un totale di circa 5.000 tra guerriglieri, affiliati a bande, combattenti paramilitari e altri gruppi criminali.

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L’AUC si è poi frammentato in due grandi gruppi rivali, i Los Rastrojos e i Los Urabeños che operano nel nord-ovest della Colombia, vicino al confine con Panama. I Los Rastrojos hanno mantenuto un accordo per diversi anni con l’ELN nei dipartimenti di Cauca e Nariño e con le FARC-EP in altre parti del paese.

Con lo stallo delle trattative per il processo di pace i guerriglieri dell’ELN e i dissidenti delle FARC-EP hanno incrementato le loro attività criminali in Venezuela e più precisamente nei dipartimenti di Bolívar, Apure e Amazonas grazie anche alla complicità del governo di Nicolas Maduro.

La presenza dei guerriglieri colombiani in Venezuela era iniziata dai tempi dell’ex presidente Hugo Chavez. Le principali attività criminale perpetrate dall’ELN e dalle FARC-EP in Venezuela sono: il trasporto illegale dei migranti venezuelani in altri paesi dell’America Latina e nello sfruttamento della popolazione nell’estrazione di oro, diamanti e coltan.

I dissidenti delle FARC-EP hanno inoltre siglato un’alleanza con il cartello messicano Sinaloa. Per questa ragione il presidente colombiano Doque ha lanciato un appello al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador per un sostegno congiunto alla lotta al narcotraffico.

source: Adam Isacson

I principali cartelli della droga messicana tra cui quello di Jalisco Nueva Generación, SinaloaLos Zetas, possono contare su veri e propri eserciti composti da migliaia di uomini armati operanti direttamente in territorio colombiano, che assicurano la fornitura di cocaina attraverso la collaborazione con diversi gruppi criminali locali come i Los Chatas e  i Puntilleros.

Il presidente colombiano Doque aveva promesso in campagna elettorale di cambiare l’accordo raggiunto dall’ex presidente Santos con le FARC-EP, ma lo stallo delle trattative per il processo di pace con i guerriglieri dell’ELN e i dissidenti delle FARC-EP ha creato molta incertezza sulla possibilità per il governo colombiano di ottenere una pace a lungo termine e riprendere così il controllo dell’intero territorio nazionale.

di Alberto Galvi