Corea del Nord: verso lo smantellamento del sito di Shoae?

Il leader nordcoreano Kim Jong Un, secondo da destra, ispeziona la preparazione del lancio di un ICBM Hwasong-14 nel nord-ovest della Corea del Nord. Credits to: Agenzia di stampa centrale coreana/AP.

La Corea del Nord ha iniziato il parziale smantellamento del sito missilistico di Shoae, ma le reali intenzioni del regime sembrano essere altre.


Il 23 luglio il centro di ricerca e analisi 38° North ha pubblicato una serie di immagini satellitari che mostrano l’avvio di lavori di smantellamento nel sito di Shoae, attivo dal 2012, e principale sito di ricerca e di lancio utilizzato dal programma spaziale nordcoreano: in pratica il sito in cui sono stati condotti i test statici sui motori dei vettori, oltre che sede della base di lancio dei vettori spaziali.

Credits to: CNES 2018, Distribution Airbus DS.
Credits to: CNES 2018, Distribution Airbus DS.

Con questa decisione Pyongyang starebbe tentando di ridare slancio ai negoziati dopo che nel corso dell’ultimo incontro con il Segretario di Stato americano Mike Pompeo il suo riferimento ad una completa, irreversibile e verificabile denuclearizzazione aveva portato il regime ad un nuovo irrigidimento. Anche i commenti della Casa Bianca fatti trapelare alla CNN parlavano di un Trump sempre più frustrato dalla percepita assenza di progressi nei negoziati.

La pubblicazione delle immagini satellitari che riprendono il sito di Shoae il 20 e il 22 luglio, e dalle quali si può osservare l’avvio delle opere di smantellamento che riguardano due delle strutture principali del complesso, potrebbero giovare al regime che ha ordinato lo smantellamento sia della sezione di assemblaggio del vettore di lancio, sia del vicino sito di sviluppo dei motori a carburante liquido utilizzato per i vettori spaziali, da cui alcuni missili balistici appaiono essere stati rimossi.

Un’azione che potrebbe essere finalizzata al mantenimento del clima di distensione maturato in questi mesi, e che è stata accolta molto positivamente dall’amministrazione Trump. Secondo fonti della Casa Bianca la decisione del regime è da intendersi come dimostrazione di buona fede, tanto da spingere anche il Segretario di Stato Mike Pompeo ad esprimere soddisfazione per la notizia; lo stesso ha definito lo smantellamento dei siti come “pienamente in linea” con gli impegni presi dal regime a Singapore, ma ha anche aggiunto che gli Stati Uniti insistono affinché il regime permetta ispezioni sul luogo da parte della comunità internazionale.

Un razzo nord-coreano a lungo raggio viene lanciato in aria nel sito di lancio Sohae, in Corea del Nord, 7 febbraio 2016. Credits to: REUTERS/Kyodo.
Un razzo nord-coreano a lungo raggio viene lanciato in aria nel sito di lancio Sohae, in Corea del Nord, 7 febbraio 2016. Credits to: REUTERS/Kyodo.

L’avvio dei lavori appare quindi essere consequenziale all’impegno informale preso dal regime a margine del Summit di Singapore. Un impegno di cui non si trova traccia nella dichiarazione finale del Summit, ma che era stato annunciato da Trump immediatamente dopo l’incontro con Kim.

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Bisogna però sottolineare come i lavori avviati appaiano, almeno per il momento, come pienamente reversibili e comunque, a meno che il regime non proceda alla distruzione completa dell’intero sito, il complesso – composto anche da altre strutture che al momento risultano immodificate – è destinato a rimanere il principale centro nordcoreano dedicato al programma spaziale. Un programma per sua natura affine alla ricerca in campo missilistico.

È quindi necessario sottolineare, come fatto da Ankit Panda sulle colonne di “The Diplomat”, che il parziale smantellamento del sito di Shoae, pur essendo una mossa in grado di procedere in quel percorso di confidence building tra le parti, non rappresenta di per sé un passo verso il disarmo o una riduzione delle reali capacità militari del regime.

A questo va aggiunto che il sito di test statico dei motori a carburante liquido potrebbe non essere più necessario: Kim stesso aveva infatti annunciato nel suo discorso di capodanno la chiusura della fase di ricerca e l’avvio della produzione di massa, sia di vettori che di testate. Quindi il regime punta ad incrementare le proprie capacità produttive che, a quanto si desume da alcune immagini satellitari, parrebbero destinate ad aumentare nel prossimo futuro. Sono infatti altre fotografie satellitari pubblicate il 25 luglio – sempre dallo stesso istituto di ricerca statunitense – a rendere nota l’imminente conclusione dei lavori di costruzione della nuova sede del CMI, il Chemical Materials Institute, ente nordcoreano che dal 2000 è implicato nella ricerca e nello sviluppo del programma missilistico del regime.

Lancio di un missile balistico intercontinentale Hwasong-14, l'ICBM, nel nord-ovest della Corea del Nord. Credits to: AP.
Lancio di un missile balistico intercontinentale Hwasong-14, l’ICBM, nel nord-ovest della Corea del Nord. Credits to: AP.

Il nuovo complesso industriale, la cui costruzione è stata avviata nel settembre-ottobre 2017, e situato nel distretto di Hamhung-Hungnam – già sede di numerosi altri impianti di componentistica per i missili balistici – sarebbe quasi giunto a completamento dei lavori. Con la messa in attività di un questo impianto dedicato alla produzione del carburante dei missili balistici Pukguksong 1, 2, e potenzialmente il 3, non possiamo che aspettarci un incremento nelle capacità missilistiche del regime.

Infatti gli ultimi missili balistici messi a punto da Pyongyang funzionano a carburante solido, che a differenza di quello liquido è molto più stabile e conservabile e permette lo stoccaggio delle armi balistiche già pronte al lancio. Infatti questo tipo di missili, specie se caricati su TEL (transporter erector launcher) consentono un loro utilizzo immediato, rimuovendo la necessità di dover portare sul sito il carburante liquido che può essere caricato nei serbatoi solamente subito prima del lancio. Una caratteristica che comporta forti limitazioni a mobilità e immediatezza nel loro utilizzo.

Quindi al momento, data la situazione sul campo – come sottolineato da molti analisti tra cui Melissa Hanham, ricercatrice presso il James Martin Center for Nonproliferation Studies – sarebbe necessario concentrare l’attenzione diplomatica sui centri industriali in cui il regime procede con la costruzione di missili e di veicoli di lancio mobili.

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Centri che, come avevamo avuto già modo di sottolineare, sono stati recentemente ampliati. E nonostante alcune nuove immagini mostrino un’apparente nuova riduzione degli impianti di Pyongsongg, appare necessario prestare attenzione al medio lungo periodo per poter capire le reali intenzioni di Pyongyang. Bisogna inoltre considerare che potrebbero esistere altri impianti parte del programma missilistico e nucleare di cui non siamo a conoscenza.

Mappa che mostra il sito di lancio Sohae della Corea del Nord. Credits to: 38north.org.
Mappa che mostra il sito di lancio Sohae della Corea del Nord. Credits to: 38north.org.

Il vero problema con cui deve fare i conti la comunità internazionale è la necessità di affrontare le reali capacità del regime, i cui programmi missilistico e nucleare sono ormai da considerare una realtà. E con questa consapevolezza sarebbe necessario cercare di gestire il dialogo con Pyongyang cercando di porre un limite alle capacità di arricchimento e al numero di vettori costruiti, oltre che al numero delle piattaforme di lancio, più che discutere di una “completa e verificabile denuclearizzazione” che, almeno per il momento, il regime non appare essere assolutamente disposto a concedere.

Sono infatti da considerare le conseguenze che potrebbero scaturire da un sostanziale stallo nei negoziati che arrivi a compromettere lo spirito di dialogo degli ultimi mesi, a cui si era approdati dopo la lunga serie di test missilistici e nucleari nordcoreani che avevano portato il presidente Trump a minacciare Kim una distruzione totale. Un rischio che pare per il momento essere scongiurato.

Di: Andrea Cerabolini