Cosa è stato il “Diesel Gate” Volkswagen

credits: JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)
Di Giovanni De Gregorio
Lo scandalo della frode sulle emissioni dei motori Volkswagen esploso alla fine di settembre e i suoi effetti sui mercati.

La dichiarazione rilasciata dalla Environmental Protection Agency (EPA) degli Stati Uniti riguardo l’installazione di software in grado di falsare i test di emissione da parte della famosa casa automobilistica Volkswagen ha sollevato un polverone di critiche e commenti riguardo il mercato automobilistico e in particolare quello europeo. La frode sui test delle emissioni ha avuto conseguenze negative per l’azienda tedesca sia per il danno di immagine subito sia per il rischio della sanzione che potrebbe essere inflitta. Gli effetti del diesel gate non si sono limitati alla singola azienda o soltanto al territorio della Germania, ma hanno avuto portata sistemica: la notizia ha interessato il mercato europeo e i seguenti mercati connessi portando a ribasso i listini e infliggendo un altro duro colpo all’Europa, già sotto pressione e accerchiata da altre crisi.

Gestione del rischio. Volkswagen è un’azienda composta da 600 mila persone che esporta veicoli per 300 miliardi di euro all’anno. Considerata la dimensione dell’azienda è impossibile pensare che al momento della scelta di utilizzare dei software in grado di manomettere i test non siano state considerate le eventuali conseguenze. Prima di decidere se compiere un’operazione, viene condotta un’analisi costi-benefici mettendo in contrapposizione i profitti che derivano dall’operazione con le perdite che si potrebbero subire a causa di un evento negativo, in questo caso una sanzione. L’accettazione del rischio ha mostrato l’inefficacia dell’elemento deterrente del sistema sanzionatorio. Il regime di responsabilità delle imprese (anche penale) dovrebbe essere definito in maniera strutturata, in modo da limitare le condotte di azzardo morale. Se consideriamo, inoltre, come la notizia non sia neanche pervenuta dall’Europa, questo fa dubitare anche sul sistema dei controlli a monte a tutela del consumatore.

Il mercato europeo. Se le difficoltà del gigante di Wolfsburg perdureranno, gli effetti economici negativi avranno una scala europea. La reazione dei mercati è stata d’esempio: i danni provocati dai membri del mercato unico si ripercuotono sugli altri. Questo è il prezzo da pagare per formare un polo economico capace di competere con gli Stati Uniti da un lato e la Cina dall’altro.

Se le cose dovessero precipitare sarebbe auspicabile l’intervento pubblico per supportare l’azienda? Certo, si manterrebbero i posti di lavoro, ma la Germania aggraverebbe la sua posizione finanziaria, e si alzerebbero probabilmente i tassi d’interesse sui Titoli di Stato tedeschi. Inoltre gli aiuti di Stato sono espressamente vietati dai Trattati UE, e ci sarebbe un costo politico da pagare per far sì che venga eventualmente accettato dalla Commissione.

La guerra commerciale. La dinamica degli eventi potrebbe far pensare a un mossa che vada a vantaggio dell’industria automobilistica americana. Se ci fosse concesso pensare male, questa indagine EPA potrebbe essere stata favorita e caldeggiata dall’industria automobilistica statunitense (specializzata sui motori a benzina) contro l’industria automotive europea (specializzata nel diesel), che sta lentamente guadagnando quote di mercato oltreoceano.

Intanto le indagini continuano e si estendono anche ad altre case automobilistiche aumentando la tensione dei mercati nel settore e delle aziende coinvolte. L’aria sarà anche più pulita adesso, ma a che prezzo? 

Extra: Holliwood starebbe già lavorando per farne un film.