Iran e Arabia Saudita: la piccola Guerra Fredda del Medio Oriente

Iran, which welcomed the decision made by Doha, shown here, has sent food to Qatar and allowed its airplanes to increasingly use the Islamic Republic’s airspace. (KAMRAN JEBREILI / THE ASSOCIATED PRESS FILE PHOTO)
La disintegrazione del sistema internazionale costruito durante gli anni della Guerra Fredda e durante la breve esperienza unipolare, ha liberato energie sistemiche che hanno modificato i rapporti tra le nazioni e gli stati. Al cospetto delle grandi potenze, oggi medie e piccole potenze provano a guadagnare potere relativo, per poter contare di più e prepararsi alla prossima stagione di caos globale. Tra queste, ci sono Iran e Arabia Saudita.

Una delle definizioni più accurate per descrivere il nostro periodo storico è forse quella di “Disordine Mondiale“, in aperta opposizione alle teorie del complotto che immaginano una regia centrale per gli eventi che animano la geopolitica di questi anni.

Con la caduta del muro e l’avanzata delle economie orientali, lo scenario della Storia è cambiato: da due superpotenze si è passati ad una complessa diatriba fra sei -per ora – potenze rivaleggianti ed un numero sempre maggiore di “medio-potenze” locali che combattono per guadagnare un vantaggio – economico, politico, militare – sui loro diretti concorrenti.

Illustrazione di Nilanjan Das

Se immaginiamo questo mondo come una scacchiera, possiamo raffigurare tali paesi come degli Alfieri: dotati cioè di una notevole manovrabilità rispetto ad altre nazioni, e seppur non ricoprendo alcun ruolo risolutivo, sono troppo utili ai vari giocatori perché si possa pensare di sacrificarli o permettere che passino al nemico.

Questa politica delle potenze “sussidiarie” provoca naturalmente la fioritura di tante piccole guerre fredde che vengono combattute in vario modo fra i vari Alfieri.

L’esempio che oggi viene trattato è quello del conflitto latente fra Iran e Arabia Saudita nell’ambito delle loro “zone di competenza”. Questa analisi è volutamente proiettata dall’esclusivo punto di vista di questi due paesi e serve anche a dare un’interpretazione dei dati in nostro possesso che possa permettere anche al lettore occidentale di comprenderne il contesto.

La mappa riportata di seguito verrà esplorata seguendo i dati riportati nella leggenda, permettendo così, già con un colpo d’occhio, di avere un’idea dell’andamento del conflitto fra i nostri protagonisti.

Alleato finanziato o militarmente supportato dall’Arabia Saudita (clicca per ingrandire)

Procedendo da Nord a Sud si possono osservare le zone dell’entroterra siriano ed iracheno ancora controllate dalle ultime forze di Isis che di tutti gli schieramenti anti-Assad o contrari al governo Sciita filo-iraniano di Baghdad, sono le uniche che hanno avuto un chiaro aiuto dall’Arabia Saudita anche a causa del sostegno dovuto alla comune causa Wahhabita. Sugli altri schieramenti operanti in Siria in funzione anti-Assad torneremo in un secondo momento.

In Libano il governo centrale è apertamente ed economicamente sostenuto dall’Arabia Saudita, ma all’interno del paese le milizie sciite di Hezbollah controllano ampi territori ed hanno forte influenza politica. Ciò crea una divisione netta fra sciiti e sunniti, con relativa divisione delle aree di influenza: i primi sostenuti naturalmente dall’Iran ed i secondi dall’Arabia Saudita.

Procedendo verso sud troviamo il Bahrein, la cui dipendenza economica dall’Arabia Saudita è ben nota, ragion per cui il governo di Riyad può permettersi di usare il governo di Manama per i suoi attacchi mediatici ed economici all’Iran. Un esempio su tutti è rappresentato dalla revoca della cittadinanza della figura religiosa filo-iraniana Isa Qassim nel giugno del 2016, a cui hanno fatto seguito le reazioni diplomatiche di vari rappresentanti del governo di Teheran, culminate in una vera e propria crisi di relazioni fra i due paesi non ancora del tutto risolta.

Manifestanti anti-governativi mostrano manifesti del religioso sciita Ayatollah Sheikh Isa Qassim durante una protesta organizzata dal principale gruppo di opposizione del Bahrain Al Wefaq, a Budaiya, a ovest di Manama, il 17 maggio 2013 – Reuters / Hamad Mohammed / File Photo

Infine vi è la questione Yemenita, che al momento rappresenta il nodo più complesso da sciogliere in questo confronto fra nazioni.

Il governo centrale di Sana’a è sostenuto finanziariamente e militarmente dall’Arabia Saudita la quale però, nonostante il notevole vantaggio iniziale, ha svolto operazioni militari bollate come “goffe” che hanno permesso alle forze Houthi, appoggiate invece dall’Iran, di mantenere le loro posizioni.

In seno all’alleanza guidata dai sauditi la situazione è andata complicandosi anche con il progressivo, e oramai totale, disimpegno degli Stati Uniti, i quali hanno fornito supporto militare, per mezzo di droni, solo al conflitto contro le forze dell’AQAP (l’Al-Qaeda della penisola Araba).

Inoltre la natura fortemente parcellizzata del potere politico yemenita, basato sulle realtà tribali, rende difficile un coordinamento avulso dalle logiche a base territoriale di ogni singola regione del paese. Un esempio su tutti è la recrudescenza del movimento separatista meridionale di Al-Zubaidi sostenuto dall’STC (Southern Transitional Council) a sua volta finanziato dagli Emirati Arabi Uniti, il quale pur essendo avversario degli Houthi persegue sempre maggiormente una politica indipendentista.

Alleato indiretto dell’Arabia Saudita

Sotto questa categoria ricadono molte realtà nazionali o paranazionali differenti, dovute in gran parte all’orientamento filo-americano che l’Arabia Saudita ha sempre sostenuto e che le garantisce l’accesso ai mercati e ai sostegni degli alleati degli Stati Uniti, non senza naturalmente qualche complessità.

In primis infatti abbiamo la Turchia la quale si configura egli stessa come un Alfiere, impegnato nella creazione di una sua zona di potere nell’alto Medio Oriente e nel Mediterraneo Orientale.

Israele è un altro alleato indiretto dell’Arabia Saudita e i cui rapporti, ufficialmente inesistenti e ufficiosamente ben noti per essere saldi e continui, sono una delle ragioni dell’alienazione di molte simpatie dei Sauditi nel mondo musulmano. Seppur un importante supporto contro l’Iran stesso e nello specifico le truppe governative in Siria, Israele svolge una politica indipendente atta al conseguimento dei suoi obiettivi, che solo parzialmente coincidono con quelli dell’Arabia Saudita.

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Nella stessa categoria ricadono anche gli Emirati Arabi, uniti a stretto legame economico con l’Arabia Saudita e con il mondo occidentale ma anche una realtà che tenta di emergere nello scenario della penisola araba e in tale contesto si inseriscono anche le sopraccitate operazioni in Yemen.

Alleato dell’Arabia Saudita

Il Pakistan è forse l’unico alleato “semplice” dell’Arabia Saudita, ovverosia una nazione che intrattiene da pari relazioni amichevoli con il governo di Riyad, condividendone intenti militari ed economici.

Alleato finanziato o militarmente supportato dall’Iran

Partendo dalla Siria, probabilmente si tratta dello scenario meglio analizzato dalle testate giornalistiche di tutto il mondo nell’ambito del supporto attivo dell’Iran a tutte quelle forze che potessero contribuire alla dispersione delle forze e delle popolazioni sunnite e al ristabilimento del governo di Assad.

In quest’ottica il supporto russo è stato indispensabile per ottenere il risultato di occupazione territoriale a cui assistiamo oggi, impensabile appena tre anni fa. Parallelamente tutti i supporti dati dall’Iran alle altre forze in campo vanno visti in funzione contenitiva delle operazioni Turche e Israeliane sul territorio Siriano.

Hezbollah ed Hamas hanno oggi nell’Iran il loro principale sponsor. Hezbollah per la naturale coalizione pan-sciita che ha sempre posto il movimento vicino alla Siria, ed Hamas per la funzione anti-Israeliana svolta dal governo di Teheran.

Il Qatar è una delle nuove pedine a disposizione dell’Iran il quale sta attivamente supportando il paese dopo l’isolamento economico impostogli dall’Arabia Saudita proprio per il suo avvicinamento all’Iran.

Infine vi è la questione yemenita. Gli Houthi, sempre sostenuti economicamente e militarmente dall’Iran, sono incorsi in numerosi problemi dopo l’uccisione brutale, ma soprattutto irrituale, di Saleh, rendendo la posizione dell’Iran, come loro sostenitore, più complessa.

Tamim bin Hamad al-Thani, emiro del Qatar – AFP
Alleato dell’Iran

Sia l’Egitto che l’Armenia sono due alleati dell’Iran anche se per ragioni molto diverse. L’Egitto, che ancora vive un periodo complesso di assestamento, vede nell’Iran un importante partner commerciale soprattutto in funzione anti-saudita ed anti-israeliana. L’Armenia invece ha intensi rapporti commerciali con Teheran, che si configura come il principale supporto economico del piccolo paese.

Il governo dell’Afghanistan è anch’esso un importante alleato dell’Iran ma il suo confronto con i movimenti talebani sostenuti dal Pakistan lo collocano in uno scenario complesso differente che non verrà analizzato in questa sede.

Neutrale ma alleato di entrambi i paesi.

In questa scacchiera complessa esistono naturalmente paesi che sono de facto alleati di entrambi i paesi configurandosi come dialoganti, ufficiali o ufficiosi, con entrambe le realtà e non assumendo mai una posizione definita nell’ambito dei vari conflitti che stiamo analizzando. In questa categoria ricadono il Kuwait e l’Oman, i quali, seppur attigui all’Arabia Saudita, hanno relazioni diplomatiche ed economiche tali con l’Iran da potersi considerare neutrali in questo contesto.

Neutrale ma attivamente impegnato contro gli alleati dell’Arabia Saudita.

Questo ruolo è specificatamente incarnato dalla Giordania. Il Regno di Abd Allah II è uno storico alleato di Israele e dell’Occidente ed inserito attivamente nella rete economica e diplomatica di cui fa parte anche l’Arabia Saudita.

Al contempo però l’azione della Giordania contro gruppi estremisti finanziati dai Sauditi non è mai stata ambigua ed anzi piuttosto mirata (ed efficace). La Giordania vive come una minaccia reale il disgregamento politico delle realtà nazionali che la circondano ed è naturale che tenti di ristabilire l’ordine nella regione, ponendosi, indirettamente a confronto con alcuni alleati ufficiosi dell’Arabia Saudita.

Il principe saudita Mohammed bin Salman – Reuters
Alleato moderato dell’Iran.

In questa ultima categoria rientrano quei paesi che sono economicamente e talvolta militarmente alleati dell’Iran ma che non hanno mai intrapreso nessuna azione ufficiale che potesse inimicarli al contesto Saudita e, secondo una vista più ampia, occidentale o perché inseriti nelle più complesse dinamiche dell’area di influenza Russa. Essi sono l’Azerbaijan e il Turkmenistan.

Conclusioni

L’analisi che abbiamo appena mostrato è volutamente parziale e tenta di mostrare come il comportamento di alcuni paesi sia ben più complesso di quanto immaginato una volta avulso dalla mentalità di contrapposizione di un supposto blocco occidentale ed uno orientale. L’Iran e l’Arabia Saudita sono due potenze locali che approfittando del vuoto di potere di questi anni stanno combattendo per guadagnarsi il loro ruolo di guide del Medio Oriente. La partita è ancora aperta.

di Tanator Tenabaun