Brasile diviso: primo sì all’impeachment per Rousseff

A demonstrator on the pro-government side of a wall playfully talks to people on the anti-government side of a makeshift barrier meant to separate opposing camps outside Congress where lawmakers debate whether to oust the Brazil's President Dilma Rousseff in Brasilia, Brazil, Saturday, April 16, 2016. Sunday's vote will determine whether the impeachment proceeds to the Senate. Rousseff is accused of violating Brazil's fiscal laws to shore up public support amid a flagging economy. (AP Photo/Felipe Dana)
di Christian Piscopo
La Camera dei Deputati ha votato a favore della messa in stato d’accusa del Presidente Dilma Rousseff; la decisione definitiva spetta al Senato che potrebbe confermare così come archiviare la pratica. L’intera classe dirigente brasiliana è accusata di corruzione e la popolazione – anche se divisa – è in piazza da mesi.

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I numeri e i possibili sviluppi. Con 367 voti favorevoli, 137 contrari, 7 astenuti e 2 assenti, domenica 17 aprile 2016 alle 23:47 la Camera dei Deputati del Congresso di Brasilia ha autorizzato il procedimento di impeachment, che verrà quindi votato dal Senato il 10 e 11 maggio.

I senatori potranno ratificare la decisione oppure archiviare le investigazioni, senza analizzare il merito delle denunce. Laddove il Senato dovesse accogliere la richiesta, Dilma sarà dichiarata ineleggibile per otto anni e il vice-presidente Michel Temer assumerà la Presidenza fino al termine del mandato nel 2018. Temer però rischia a sua volta l’impeachment a causa della corresponsabilità nell’approvazione delle leggi finanziare per cui è stata accusata la stessa Rousseff. Nel caso in cui anche il vice-presidente dovesse essere accusato di impeachment, il Presidente della Camera Eduardo Cunha salirà al potere. Il problema è che anche quest’ultimo è coinvolto nel processo Lava Jato per corruzione passiva e riciclaggio. Se il Senato non voterà per l’impeachment, Rousseff riassumerà la Presidenza.

Le due fazioni. Sicuramente si è trattata di una delle giornate più lunghe della democrazia brasiliana. In strada le due fazioni erano separate per evitare scontri, i sostenitori della Presidente indossavano le tradizionali magliette rosse, mentre gli oppositori erano avvolti nelle bandiere nazionali verde-oro. A Brasilia è stato innalzato un muro per dividere le due fazioni, cosa che è presto diventata un simbolo dell’attuale divisione sociale brasiliana.

Il "muro dell'impeachment" eretto a Brasilia per separare le manifestazioni pro e contro Dilma Rousseff - credits: Evaristo Sa/AFP/Getty Images
Il “muro dell’impeachment” eretto a Brasilia per separare le manifestazioni pro e contro Dilma Rousseff – credits: Evaristo Sa/AFP/Getty Images

Il “carnevale” della Camera. Nel Congresso invece c’è stata la carnevalesca sfilata delle dichiarazioni di voto dove il comportamento peculiare dei deputati poteva mascherare la gravità della situazione. Molti dei deputati hanno evocato Dio – soprattutto la fazione evangelica della Camera – e i nomi dei propri familiari nel momento di votare; altri hanno reso omaggio ai massoni, insultato, urlato cori da stadio e mostrato striscioni deridendo la Presidente. C’è stato addirittura uno sputo del deputato Jean Wyllys (PSOL-RJ) verso l’oppositore politico Jair Bolsonaro (PSC-RJ), il quale aveva elogiato il Colonnello Ustra (torturatore della passata dittatura militare).

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Non dobbiamo dimenticare che contro Dilma non è ancora stato confermato nessun atto di corruzione, a differenza di molti dei deputati che hanno votato contro di lei. C’è addirittura stata una deputata, Raquel Muniz (PSD-MG), che ha elogiato l’onestà del marito nella gestione della città di cui è sindaco; alcune ore dopo questo è stato arrestato dalla Polizia Federale per frode nella gestione della sanità pubblica dello Stato di Minas Gerais.

Un golpe mascherato? A differenza della messa in stato d’accusa contro l’allora Presidente Fernando Collor nel 1992, che avvenne nel consenso generale, questa volta l’impeachment è stato istituito da un Presidente della Camera in attesa di un processo, mentre molti alleati del partito al potere hanno voltato le spalle a Dilma nelle ultime ore, secondo la stampa internazionale perché in attesa di favori dal potenziale successore Temer.

Per sapere cos’altro succederà nella House of Cards di Brasilia, non c’è altro da fare che aspettare i prossimi episodi.


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Vignetta satirica di Amarildo