Lo sviluppo del continente africano è bloccato dal circolo vizioso costituito da carestie, malgoverno, povertà e, da ultimo (in senso temporale), il terrorismo di matrice islamica. Ma l’Africa non genera soltanto negatività, ma anche numerosi segnali positivi. E allora, un po’ come Rob Gordon, il protagonista del libro Alta Fedeltà di Nick Hornby, eccovi cinque storie positive provenienti dal continente africano.
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Guinea Equatoriale. Il 25 maggio la Guinea Equatoriale è diventata ufficialmente un membro dell’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio. Il paese dell’Africa Centrale, con una produzione di circa 12mila barili di petrolio al giorno, diviene così il sesto paese del continente africano ad essere ammesso nell’organizzazione dopo Libia, Algeria, Nigeria, Gabon e Angola. La Guinea Equatoriale raggiunge delle vendite annuali di petrolio per un valore pari a 10,5 miliardi di dollari; il 95% delle sue esportazioni sono orientate verso Cina, India, Giappone e Corea del Sud. Il paese dovrà quindi partecipare ai programmi di riduzione della produzione che i 13 membri dell’OPEC hanno deciso a partire dal novembre 2016, ma allo stesso tempo potrà beneficiare dall’inclusione nell’organizzazione che, di fatto, regola il prezzo degli idrocarburi a livello mondiale (per approfondimenti: Jeune Afrique).
Nigeria. Il governo nigeriano ha predisposto il primo piano di welfare state della sua storia, modellato in parte sul sistema Bolsa Familia brasiliano, nel tentativo di sostenere la debole economia e diminuire il tasso di povertà, assicurando ai bambini di frequentare la scuola. Il governo del paese più popoloso d’Africa ha stimato un investimento di almeno 500 miliardi di naire (circa 1,5 miliardi di dollari), oltre a prevedere un prestito di altri 500 milioni di dollari dalla Banca Mondiale. Il sistema nigeriano prevede il trasferimento di somme di denaro direttamente ai beneficiari, a patto che rispettino due condizioni: mantengano i figli a scuola e li vaccinino (per approfondire: Bloomberg).
Kenya. Il governo kenyota e UNITAID – organizzazione associata all’Organizzazione Mondiale della Sanità – hanno annunciato che il Kenya sarà il primo paese a rendere disponibile il corrispettivo generico del Dolutegravir, farmaco utilizzato per la cura dei malati di HIV. In Kenya ci sono 1,5 milioni di malati di HIV e, a partire da quest’anno, 27mila di loro riceveranno in prova il farmaco che, nel corso del tempo, verrà esteso a livello nazionale. La versione originale del farmaco viene distribuito nelle cliniche private kenyote, ma il suo costo è troppo alto per i redditi medi kenyoti: una confezione di 30 pillole costa circa 50 euro, laddove il reddito pro capite medio è intorno ai mille euro. L’iniziativa dell’UNITAID si inquadra nella volontà di riuscire a garantire la presenza di medicinali, a costo più contenuto, per il mercato africano (per approfondimento: Deutsche Welle).
G5-Sahel. Il 2 luglio è stato lanciato ufficialmente il G5-Sahel, organizzazione che riunisce Ciad, Mali, Mauritania, Niger e Burkina Faso, e che ha come scopo quello di unire gli sforzi negli ambiti dello sviluppo e della lotta al terrorismo. Alla cerimonia di Bamako era presente il neo-presidente francese Emmanuel Macron che ha promesso finanziamenti per 200 milioni di euro in cinque anni e spera di ottenere analoghe risorse da parte della Germania al prossimo meeting franco-tedesco del 13 luglio. L’obiettivo principale del G5 Sahel sarà quello di costituire un dispositivo di protezione di 5mila soldati che andrà ad integrare gli uomini messi a disposizione dall’ONU nella missione MINUSMA e dalla Francia nell’operazione Barkhane (RFI).
Start-Up. L’Africa conta decine di migliaia di start-up che riscuotono successo crescente, anche al di fuori dei confini continentali. Per accrescere la loro fama e fare “sistema” le start-up africane hanno deciso di unirsi e condividere competenze ed esperienze: esistono almeno cinquanta centri di innovazione, definiti techvalley, raggruppati in reti. Una di queste reti è particolarmente interessante: si chiama African Business Angels Network, è guidata da una donna, Rebecca Enonchong, ed aiuta circa 15mila imprese sub-sahariane ad ottener investimenti per finanziare i propri progetti imprenditoriali. Questa capacità organizzativa ha attirato l’attenzione delle grandi multinazionali straniere che vedono, finalmente, in Africa un terreno di sviluppo importante (per approfondire: RFI).
di Danilo Giordano