I Cani di Ares – Corsari di Grecia / capitolo 11

Corsari
Credits: The Zeppelin

 23 marzo, Atene, Syngrou Avenue, sede di Libertà Greca

«Quando arriverà la fine?» chiese il Ministro della Difesa Georgiadis.

«Saranno le rate» rispose secco il Ministro degli Interni.

«Zaros non ha un miliardo e 600 milioni da dare al Fondo Monetario. Non ha quei soldi e non ha nessuna via di fuga. Ai debiti non si scappa, mai»

Il Ministro degli Interni fece una lunga pausa, osservò il ritratto di Kolokotrònis che troneggiava nel suo ufficio e riprese.

«Noi invece sappiamo chi ci potrà aiutare, e finalmente ora abbiamo anche una scusa per ottenere ciò che vogliamo»

«A cosa ti riferisci capo?» chiese il Ministro della Difesa, osservando Noikos. L’uomo basso e grassoccio aguzzò i suoi piccoli occhi scuri; erano molto vicini e gli conferivano un’aria tutt’altro che furba.

Noikos riprese «Bruxelles ha appena regalato 2 miliardi a fondo perduto a Kiev, dunque noi abbiamo il diritto di chiedere a Mosca un aiuto! …Se i burocrati di Bruxelles pensano a riempire di soldi quel governo di falliti guerrafondai, i nostri fratelli russi potranno fare la stessa cosa con noi»

«In nome della fratellanza cristiana che ci unisce!» Urlò in maniera ridicola il Ministro della Difesa.

«In nome di Bisanzio!» Rispose il Ministro degli Interni ridendo. Gli piacevano gli scatti di tensione di Georgiadis, come ai tempi della caserma, lo mettevano di buon umore e gli ricordavano quanto idioti fossero i suoi sottoposti.

«Ma come pensi di convincere Zaros?» fece il Ministro della Difesa «Lo sai che quel comunista in fondo non ama davvero il grande leader russo come noi… non ne condivide né le idee né i metodi»

«Mio caro Georgiadis, Non lo convincerò infatti» rispose Noikos.

«Chiederemo direttamente noi l’aiuto che ci serve al Presidente Ježov. E lo faremo nella maniera più tradizionale possibile, mandando una lettera. Sai che Nikolaj non ama le comunicazioni moderne»

«Una lettera?» fece Georgiadis.

«Sì, proprio una lettera, e sarà Zaros a mandarla. Scritta sulla sua carta intestata e avrà la sua firma. Quel ridicolo sgorbio da bambino …»

«Come? La scriveremo sulla carta intestata della Presidenza del Consiglio? Ma così dovremo per forza metterne a conoscenza quel fottuto comunista di Zaros!»

«…Qui ti sbagli …e qui entri in gioco tu. Il trucco è molto semplice, lo dovrai solo distrarre…»

«Cosa? In che senso…» disse Georgiadis, corrugando la fronte; con quei suoi piccoli occhi porcini il Ministro della Difesa assumeva un’espressione ancora più brutta del solito.

«Sarà un gioco da ragazzi, non preoccuparti. Adesso andiamo, dobbiamo bruciare tutti sul tempo. Sfruttiamo l’attimo che la provvidenza ci ha donato! Non avrai dei dubbi Ministro?»

«Mai!» urlò Georgiadis «Sono pronto all’azione come sempre! Come ai vecchi tempi!» Il Ministro tirò in fuori il petto, ma subito dopo si rabbuiò nuovamente tornando alla solita espressione incerta.

«Ma capo come credi reagirà Zaros, è pur sempre il Primo Ministro. Come accetterà un atto del genere?»

«Georgiadis, come credi che potrà realmente reagire?» Noikos squadrò il suo compagno di partito.

«Se anche solo ammettesse o denunciasse l’imbroglio ordito ai suoi danni perderebbe definitivamente la faccia di fronte tutti. E il carisma è l’unica carta che ancora lo tiene in piedi. Senza quello non è nulla. Starà zitto, e manderà giù il rospo … E poi per parlare di complotti dovrà avere delle prove. L’unica prova sarà una lettera scritta su sua carta intestata, con la sua firma, invita al Cremlino. Come potrebbe mai dimostrare qualcosa? Sembrerebbe solo un pazzo»

Il Ministro della Difesa Georgiadis, il più fedele dei collaboratori di Noikos, osservò il suo capo annuendo, ma in cuor suo non era ancora del tutto convinto. Aveva condiviso mille battaglie con Noikos. Erano stati entrambi membri del reparto speciale degli incursori di Marina, l’élite delle forze armate greche. Sarebbe andato fino in fondo anche questa volta, a fianco del suo capo, come amava chiamarlo lui. Come Noikos amava essere chiamato.

In quel momento squillò il cellulare privato del Ministro degli Interni.

«Pronto? …Gufo grigio….sei tu?…» disse il Ministro.


Salonicco, Sede dei servizi segreti.

«Sì, Gufo Grigio che parla. Ho buone notizie» disse il colonnello Papagos

«Sono Lupo nero. Ti ascolto» rispose Noikos

«Finalmente abbiamo indizi sui cani»

«Ah, i cani di Ares, bene, era ora. La polizia ha trovato qualcosa?»

«Non loro chiaramente» Rispose Papagos … «Non loro…»

«Hai usato i tuoi uomini? Cristo ti avevo detto di aspettare per quello» fece Noikos

«Non esattamente, non sono stati i miei uomini»

«Diciamo che la polizia ha fiutato le tracce, ma non le ha sapute vedere. Sai, il gufo ha una vista migliore del cane da caccia. Questo è noto» Rispose il colonnello.

«Va bene, ne parliamo in un altro momento, procedi come devi, procedi come sai»

«Ok Lupo nero. A presto. Buona caccia»


24 marzo, ore 14:00, Palazzo Maximou, ufficio del Primo ministro

«Buongiorno Ministri, mi accompagnate a pranzo?»

«Buongiorno Primo ministro, no purtroppo non abbiamo molto tempo. Avevamo necessità di parlarle, sa quel problema con i finanziamenti» Disse Noikos, al suo fianco c’era Georgiadis.

«Sì, la questione della Marina, lo so, al più presto avrete tutta la documentazione, sapete ora non è il momento giusto. Purtroppo ci sono questioni più grosse a cui pensare, immagino che voi possiate capire…»

«Certo, certo…» disse Noikos, con fare mellifluo. «Ma basterebbe giusto un attimo per firmare quelle quattro carte e sbloccare una situazione che per noi sta diventando imbarazzante. La difesa aspetta il riscontro governativo da settimane… vero Georgiadis?»

Noikos guardò il Ministro della Difesa. Quello era il segnale.

«Sì esatto, basterebbe un documento…»

«No signori…» Zaros troncò il discorso «…non ho tempo ora per queste cose»

Il Ministro della Difesa prese sotto braccio Zaros spostandolo leggermente verso di sé. Il Premier lo lasciò fare, provando un leggero senso di fastidio.

Noikos rimase indietro di un passo e con una mossa fulminea prese un foglio dalle carte da corrispondenza intestata appoggiate sulla scrivania del Premier. Il foglio era in bianco. Il Ministro degli Interni lo infilò immediatamente nella giacca e raggiunse i due colleghi appoggiando una spalla sul Ministro della Difesa che mollò immediatamente il braccio del Premier concludendo un discorso di comodo.

«Va bene Primo Ministro, riferirò così. Ma la prego, abbia in considerazione gli uomini della Marina, lo sa che anche io sono stato un soldato del corpo e si aspettano dei risultati da me. Si metta nei miei panni»

Il premier Zaros disse parole di circostanza e i tre si salutarono andando per strade diverse.


Atene, 24 marzo, ufficio del Ministro degli Interni, ore 17:00

L’ufficio ministeriale era nella penombra.

Noikos prese la lettera che aveva già preparato e la infilò nella fotocopiatrice. Estrasse il foglio intestato che aveva preso dall’ufficio del Premier e lo mise nella carta pronta per la stampa.

Un bagliore di luce verde rischiarò per un attimo la stanza cupa e silenziosa.

Il Ministro prese con mano tremante ciò che era uscito dalla stampa e lesse mentalmente:

«Io, Konstantinos Zaros, Primo Ministro della Libera Repubblica Ellenica in nome e per conto del Popolo sovrano, scrivo a Lei, Fratello e Amico stimato, Egregio Dottor. Nikolaj Ježov, Presidente della Federazione Russa, appellandomi al sentimento di fratellanza ed unione delle nostre Antiche Nazioni.

In nome del solo Dio, a cui i nostri popoli da secoli rivolgono la loro incrollabile fede, oltre i confini che la storia ha imposto al destino dei nostri paesi, Le rivolgo un gesto di augurio e una richiesta di protezione.

Abbandonati da chi si professava nostro alleato, invoco la Vostra santa, sincera e antica protezione.

Rimettendomi al Vostro giudizio, e confidando nel Vostro aiuto Vi rivolgo l’antico saluto.

Ave a Voi… Seconda Bisanzio!

Ave a Voi… Terza Roma!»

Continua…