Il brutto momento della Moldavia

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Nell’ultimo periodo le crisi di Ucraina e Grecia hanno catturato l’attenzione dei media internazionali. C’è stato però un altro paese – che possiamo definire “europeo” – che ha avuto un tracollo finanziario: la Moldavia. Ad agosto, Zeppelin, nella sua rubrica in.side, aveva già avvertito dei problemi del piccolo Paese. Da allora non si sono registrati segni di miglioramento economico, ma solo un aumento dell’influenza russa.

Relazioni con l’Unione Europea. In Moldavia non mancano gli schieramenti politici favorevoli all’integrazione occidentale, ossia il partito liberal-democratico di Moldova, il partito democratico di Moldova e il partito liberale. Grazie a questi partiti, la Moldavia ha compiuto passi significativi verso l’Europa. Sono tre le tappe fondamentali che la Moldavia ha compiuto verso l’adesione all’Unione europea: l’accordo di associazione, la firma del Deep and Comprehensive Free Trade Area (DCFTA) e  l’entrata in vigore della liberalizzazione dei visti.

L’Accordo di associazione è il primo che devono compiere i paesi europei che ancora non sono Stati membri per entrare a far parte della famiglia europea. Il documento è stato firmato il 27 giugno 2014 ed è applicato a titolo provvisorio da settembre 2014. L’Accordo di associazione, inoltre, definisce i passi che ciascuno dei Paesi richiedenti devono seguire al fine dell’ingresso nell’Unione europea: si tratta di accordi bilaterali di tipo economico e politico tra il paese richiedente e l’Unione, attraverso i quali i paesi richiedenti si impegnano ad introdurre nel loro sistema nazionale le riforme necessarie per rispettare le richieste e gli standard dell’Unione. Dall’altro lato, quest’ultima può offrire accesso ad alcuni o a tutti i propri mercati, oltre ad assistenza tecnica e finanziaria. Esempio di questi accordi bilaterali è il già citato DFCTA, il quale prevede la costituzione di un’area di libero scambio di merci e servizi tra la Moldavia e l’Unione europea.

Il terzo step – la liberalizzazione dei visti – entrato in vigore ad aprile 2014, prevede un regime d’esenzione dall’obbligo del visto per i cittadini della Moldavia che vogliono entrare nell’Ue (e viceversa), per periodi inferiori a 90 giorni, permettendo quindi la circolazione degli individui all’interno del territorio europeo (e moldavo).  Il 16 marzo 2015 si è tenuta la prima riunione del Consiglio di associazione , l’organo che sotto la guida del Consiglio dell’Unione Europea ha il compito di monitorare il processo intrapreso dallo stato firmatario dell’accordo di associazione. La riunione ha evidenziato la volontà politica dell’Unione europea nel rafforzare i rapporti con la Moldavia, mettendo in atto le misure concordate nell’Accordo di associazione. L’Unione continua quindi a guardare verso est, al fine di sviluppare rapporti di partenariato e alleanze con i Paesi dell’Europa orientale.

Il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk (sulla destra), con l'allora Primo ministro moldavo Chiril Gaburici, dimessosi dalla carica il giugno scorso a seguito dell'accusa di aver mentito sui propri titoli di studio / credits: The Council of the European Union
Il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk (sulla destra), con l’allora Primo ministro moldavo Chiril Gaburici, dimessosi dalla carica il giugno scorso a seguito dell’accusa di aver mentito sui propri titoli di studio / credits: The Council of the European Union

Nel caso dell’avvicinamento tra Ue e Moldavia, però, le cose si stanno complicando. A seguito della crisi finanziaria, acuita dal’accertato coinvolgimento di parte dell’establishment politico nazionale in affari poco limpidi, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno deciso di sospendere i finanziamenti alla Moldavia, decisione presa anche dall’Unione europea, almeno finché non verranno messe in atto le riforme necessarie a riportare il paese in una situazione economica stabile.

Relazioni con la Russia. Altri problemi per il piccolo Paese arrivano da oriente: la Russia continua a mantenere la propria presenza militare in Moldavia, occupando la regione della Transnistria, conosciuta anche con il nome ufficiale di Repubblica Moldava di Pridniestro. Si tratta di una piccola striscia di terra proclamatasi autonoma nel 1990 (ma non riconosciuta dall’Onu), che si estende tra la Moldavia e l’Ucraina, sulla riva sinistra del Dnestr, abitata da popolazioni di lingua russa. Quest’area cuscinetto è d’interesse strategico per la Russia, che la presidia militarmente con centinaia di soldati, volontari e mercenari. La presenza filo-russa in questo territorio di frontiera è forte, e non sono mancate in questi anni richieste rivolte alla Russia di annessione più volte sostenute da un forte consenso della popolazione della zona. Nel referendum del 2006 il 97% dei votanti si espresse a favore del ricongiungimento con Mosca e il 18 marzo 2014, a seguito dell’annessione della Crimea alla Russia, Tiraspol ha deciso di chiedere l’adesione alla Russia. La Russia peraltro tenta di influenzare la politica interna del Paese, rafforzando i partiti filo-russi.

Moldova
Mappa della Moldavia, con le regioni della Transnistria e Gagauzia / credits: Stratfor

Sebbene la Moldavia faccia parte della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS), le relazioni diplomatiche con Mosca non sono semplici, vista comunque la propensione del Paese verso il blocco occidentale (o più propriamente vista la vicinanza etnico-linguistico-culturale alla Romania). Inoltre, l’acuirsi della crisi in Ucraina ha rianimato i sentimenti secessionisti in Transnistria e in Gagauzia, un’altra regione autonoma con discendenze turcofone (di religione cristiane ortodosse) nella parte sud della Moldavia, al confine con l’Ucraina. L’intrecciarsi di queste vicende interne e internazionali hanno portato ad un rafforzamento dei consensi dei partiti filo-russi, a danno di quelli europeisti.

Per metà del Paese, l’Europa costituirebbe un’opportunità di crescita, e questo permetterebbe anche di limitare la dipendenza commerciale con la Russia, godendo delle possibilità fornite dal mercato unico europeo. Per l’altra metà, la Russia sta acquistando fascino, e molti iniziano a vederla come la scelta da preferire.

Il braccio di ferro. La situazione è simile a quella della Crimea, e i fatti ucraini hanno avuto il loro ruolo nel rinforzare le speranze delle fazioni filo-russe in quelle zone dell’est Europa dove la presenza di russofoni è rilevante. Mosca vede nell’allargamento dell’Unione Europea l’anticamera di un allargamento della Nato verso est. Lo scorso ottobre, la coalizione europeista guidata Vlad Filat ha subito un duro colpo con l’arresto del suo leader, accusato di corruzione. Su questa vicenda restano molte ombre, ma il messaggio che è stato recepito dall’opinione pubblica è che i partiti pro-Europa siano corrotti, fenomeno che avvantaggerà i filo-russi nella loro opera di proselitismo politico. Il paese risulta ancora senza una guida e la corruzione continua a dilagare: il paese è difatti un hub sempre più ricercato per chi vuole fare affari illegali tra Europa e Russia (tra cui contrabbando, riciclaggio, eccetera). I redditi bassi costringono la popolazione ad espatriare verso altri Paesi in cerca di una vita migliore, mentre quelli che rimangono sono sempre più scontenti e incapaci di agire unitariamente.