Europa e Italia: da dove arrivano i migranti

Roughly five hundred migrants from sub-Saharan African arrive at Augusta port in Sicily, Italy, September 14, 2014. Since the beginning of 2014, roughly 120,000 refugees have landed in Italy, more than double the total for the entire year of 2013. (Credit: Lynsey Addario for The New York Times)
Da dove arrivano i migranti? Secondo l’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) più della metà dei migranti complessivi che arrivano nell’Unione europea provengono da Siria, Iraq e Guinea. In Italia la tendenza è diversa: la gran parte dei migranti proviene da paesi dell’Africa subsahariana. Cerchiamo di fare un breve quadro dei flussi migratori per spiegare da dove provengono i migranti e perché abbandonano i loro paesi d’origine.

 

ULTIMO AGGIORNAMENTO: LUGLIO 2018


Anche se spesso si sente parlare di “emergenza”, quella dei migranti non può più essere definita tale, non avendo più nulla di straordinario e improvviso. I flussi migratori degli ultimi anni, pur considerando alcuni picchi rilevanti, si mantengono relativamente stabili e prevedibili. Al netto delle affermazioni propagandistiche di alcuni gruppi politici e di interesse, la percezione diffusa riguardo ai migranti è spesso di diffidenza, legata anche all’ignoranza delle cause che obbligano queste persone a scappare dal proprio paese d’origine.

I migranti che giungono in Europa provengono perlopiù dall’Africa subsahariana, dal Medio Oriente e da alcuni paesi asiatici come il Bangladesh e superano, oltre a grandi ostacoli naturali – il deserto del Sahara, il Mar Mediterraneo – territori pericolosi come il Mali e la Libia. Paesi politicamente instabili, in guerra o sotto dittature, molto poveri oppure – e in futuro saranno la maggioranza –  colpiti da sconvolgimenti climatici.

da dove arrivano i migranti
Principali rotte migratorie verso l’Europa – Fonte: IOM

Se esaminiamo le nazionalità di appartenenza più rappresentate nei flussi che attraversano il Mediterraneo, secondo i dossier dell’Unhcr, tre Stati la cui situazione non ha bisogno di molte presentazioni sono all’origine di quasi la metà dei migranti:

Siria

Uno Stato smembrato da una guerra civile catastrofica che dura dal 2011, che ha causato centinaia di migliaia di morti e milioni di rifugiati. Circa il 12% dei migranti che arrivano in Europa provengono dalla Siria, fermandosi principalmente in Grecia.

Iraq

L’Iraq resta un Paese estremamente instabile a causa dell’eterogenea composizione etnica e confessionale. Parte del territorio è stato da poco liberata dalle forza dell’Isis attraverso il supporto di forze internazionali, ma la situazione del paese resta disastrosa. Circa l’8% dei migranti che arrivano in Europa sono iracheni.

Africa

Il più cospicuo numero di migranti diretti sulle coste europee resta africano – oltre il 36% del totale. La maggior parte di loro proviene dalla Guinea (oltre il 9%), paese che sta attraversando una profondi crisi politica, sociale e istituzionale. Seguono il Mali (6.6%), la Tunisia (6.4%) e il Marocco (6.1%).


Se si considerano invece gli arrivi in territorio italiano, le percentuali cambiano: sale la percentuale dei migranti provenienti da paesi dell’Africa subsahariana.

Tunisia

Sette anni dopo la Rivoluzione dei Gelsomini il paese conosce un nuova era di libertà politiche, intellettuali e culturali, ma sono necessarie riforme economiche serie per contrastare i motivi delle crescenti tensioni sociali. Il futuro molto incerto porta tanti tunisini (il 20% del totale in Italia) al cercare rifugio oltre il Mediterraneo.

Eritrea

Ex colonia italiana nel Corno d’Africa. Dittatura militare da cui fuggono molti giovani per evitare una leva a tempo indeterminato. Avevamo parlato della situazione in Eritrea in questo nostro articolo. Sono eritrei all’incirca il 16% dei migranti che arrivano in Italia.

Sudan

Una dittatura de facto dal 1989, ex colonia inglese. Il conflitto nel paese è endemico Pur essendo uscito da una sanguinosa guerra civile (ufficialmente terminata nel 2005), continua ad avere una situazione politica estremamente difficile, da cui fuggire. In Italia la quota di migranti in arrivo da questo Paese è circa del 9%.

Nigeria

Una nazione affacciata sul golfo di Guinea, ex colonia inglese arricchitasi grazie al petrolio, minacciata a nord dal terrorismo islamico di Boko Haram, gruppo affiliato al sedicènte Califfato che si è reso artefice di brutali violenze. Nemmeno a sud del Paese la situazione è tranquilla, a causa di una costante guerriglia legata al controllo dei pozzi petroliferi del Delta del Niger. In Italia, il 7% dei migranti proviene da questo paese.

Costa d’Avorio

Ex colonia francese in Africa Occidentale, colpita nel 2010 da una grave crisi politica e da scontri civili interni, in questo momento sembra abbia imboccato la strada della riconciliazione e della ricostruzione: gli Usa hanno recentemente eliminato le sanzioni imposte da Bush all’epoca della guerra civile del 2006. Anche in questo caso, la quota degli arrivi si attesta intorno al 7% del totale.


Percentuali minori di rifugiati provengono da Paesi come il Mali, il Ciad e molti altri. Un discorso a parte merita la Libia, ovvero la nazione per la quale passa buona parte dei migranti dell’Africa subasahariana, e da cui partono la maggior parte dei barconi diretti verso le coste italiane: la Libia è infatti nella maggioranza dei casi l’ultima tappa africana dei grandi percorsi migratori che hanno come obiettivo l’Europa e che partono dall’Africa, ma non produce di per sé un alto numero di migranti.

Quote dei profughi presenti nei territori europei - credits: National Geographic
Quote dei profughi presenti nei territori europei – credits: National Geographic

A causa della sempre più forte pressione politica, spesso le istituzioni europee sembrano essere restie a concedere lo status di rifugiato a molte persone che, in linea teorica, dovrebbero averne diritto, in base agli standard internazionali. In tal senso è emblematico il recente episodio, accaduto in Italia, che riguarda la deportazione diretta di 48 sudanesi in Sudan, effettuata ignorando i tradizionali passaggi burocratici e di garanzia. Come visto, il Sudan è uno Stato dalla situazione politica critica, e il suo Presidente, Omar al-Bashir, è stato giudicato colpevole di diversi reati dalla Corte Penale Internazionale, tra cui crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio (per via delle vicende che hanno riguardato il Darfur): è il primo Capo di Stato incriminato nella storia della Corte per tali reati.

Federico De Salvo