Il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo in Medio Oriente

Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo incontra il ministro degli Esteri saudita Adel Al-Jubeir a Riyadh, in Arabia Saudita, il 28 aprile 2018. Credits to: Agenzia stampa saudita, tramite REUTERS.

Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha iniziato la sua visita di Stato in Medio Oriente arrivando in Arabia Saudita sabato 28 aprile, prima di recarsi in Israele e Giordania, nel tentativo di raccogliere sostegno per nuove sanzioni contro l’Iran in un momento in cui il presidente Usa Donald Trump sta valutando di ritirarsi dall’accordo sul nucleare e il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha mostrato pubblicamente quelle che il governo israeliano considera prove dello sviluppo, in segreto, del programma militare nucleare di Teheran.

Parlando venerdì dopo un incontro dei ministri degli esteri della Nato a Bruxelles, Pompeo ha detto che Trump non ha preso una decisione in merito all’abbandono dell’accordo, ma ha sottolineato che non sarà in grado di attenervisi senza modifiche sostanziali per assicurarsi che la Repubblica Islamica non arrivi mai a possedere armi nucleari.

Parlando in conferenza stampa con il ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir Pompeo ha dichiarato:

L’Iran destabilizza l’intera regione. Sostiene milizie per procura e gruppi terroristici. È un trafficante d’armi per i ribelli Houthi in Yemen. Supporta anche il regime assassino di Assad (in Siria).”

Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo parla con il suo omologo saudita Adel al-Jubeir durante una conferenza stampa, a Riyadh, in Arabia Saudita, il 29 aprile 2018. Credits to: REUTERS/Faisal Al Nasser.
Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo parla con il suo omologo saudita Adel al-Jubeir durante una conferenza stampa, a Riyadh, in Arabia Saudita, il 29 aprile 2018. Credits to: REUTERS/Faisal Al Nasser.

Proprio sabato le forze Houthi nello Yemen hanno sparato otto missili balistici, forniti dall’Iran, nella provincia meridionale saudita di Jizan, uccidendo un uomo, mentre lunedì un bombardamento israeliano ha raso al suolo una base balistica iraniana nei pressi di Aleppo e un’altra struttura militare ad Hama, in Siria, uccidendo tra le 20 e le 30 persone, tra cui Guardie della rivoluzione (il corpo d’élite di Teheran) e tecnici siriani ed irakeni.

Pompeo ha anche fatto riferimento alla frattura dei Paesi del Golfo con il Qatar, sostenendo che l’unità di tali Paesi è necessaria.

Fronteggiare l’Iran, stabilizzare l’Iraq e la Siria, sconfiggere lo Stato islamico e concludere la catastrofica guerra in Yemen sono infatti priorità per Washington che necessitano l’unità dei suoi alleati nel Golfo.

Leggi anche Crisi nel Golfo: vecchie ostilità e nuovi pericoli

L’Iran è stato al centro delle discussioni anche con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che Pompeo ha incontrato a Tel Aviv domenica 29 aprile. Ribadendo il sostegno americano a Israele in chiave anti-iraniana, Pompeo ha reiterato la necessità di modificare l’accordo sul nucleare iraniano.

Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo viene accolto dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu presso il Ministero della Difesa a Tel Aviv, 29 aprile 2018. Credits to: THOMAS COEX/AFP.
Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo viene accolto dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu presso il Ministero della Difesa a Tel Aviv, 29 aprile 2018. Credits to: THOMAS COEX/AFP.

Riguardo il conflitto israelo-palestinese, Pompeo ha affermato che gli Stati Uniti rimangono impegnati per raggiungere un accordo di pace duraturo. Ha anche parlato di Siria, affermando che i principali obiettivi americani sono sconfiggere l’Isis, impedire l’uso di armi chimiche e ottenere un accordo diplomatico per porre fine alla guerra.

Il viaggio si infine concluso oggi, lunedì 30 aprile, in Giordania, dove Mike Pompeo ha incontrato e discusso sempre di Iran con Re Abdullah II e il Ministro degli Esteri Ayman Safadi. In conferenza stampa Pompeo ha espresso il sostegno americano al diritto di Israele di difendere i propri confini. Nei giorni scorsi, almeno quattro palestinesi sono rimasti uccisi dal fuoco israeliano durante le proteste al confine iniziate cinque venerdì fa per reclamare il diritto alle loro terre.

di Samantha Falciatori