Anche Isis ha il suo Edward Snowden

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Da alcuni documenti trafugati da un dissidente emergono nomi, numeri di telefono e indirizzi di migliaia di affiliati a Isis.

La testata giornalistica SkyNews è entrata in possesso di una serie di documenti che rivelerebbero l’identità, i numeri di telefono e gli indirizzi di migliaia di jihadisti che hanno abbracciato la causa del sedicente “stato islamico” o Daesh. Stuart Ramsay, giornalista di SkyNews, ha incontrato un dissidente in Turchia, dopo che questo è fuggito dal quartier generale di Isis a Raqqa.

All’interno dei documenti – circa 22 mila – si trovano le generalità di persone di 51 nazionalità diverse, divisi in 23 categorie. SkyNews spiega che tutti i membri di Isis hanno dovuto compilare questi moduli con i propri dati anagrafici prima di entrare “ufficialmente” a far parte del gruppo terroristico: in pratica parliamo di moduli di iscrizione.

Secondo l’MI6 i documenti possono ritenersi attendibili, e possono essere “una miniera d’oro d’informazioni per i servizi d’intelligence”. Afzal Ashraf, un esperto di antiterrorismo presso il Royal United Services Institute, ha dichiarato che questi documenti sono “probabilmente” il più significativo accaparramento di informazioni sul gruppo fino ad ora.

Alcune delle persone sulle liste erano già note alle autorità occidentali, mentre di molte altre non si avevano informazioni o sospetti. Alcuni dei numeri di telefono registrati sui documenti risultano ancora attivi, e potrebbero tornare molto utili per localizzare i terroristi. Alcuni nomi sulla lista risultano già essere caduti sotto bombardamenti militari.

Nei documenti spicca una categoria nominata “martiri”, che indicherebbe una lista di persone che in fase di registrazione hanno dichiarato la volontà di poter essere impiegati in attacchi suicidi e che quindi dovevano passare per un apposito addestramento.

L’uomo che ha consegnato su una chiavetta usb a SkyNews questi file si chiama Abu Hamed (o almeno così si fa chiamare); dice di essere un ex-membro dell’FSA convertito alla causa islamista e, in seguito, deluso dalla leadership del gruppo terroristico, che afferma essere in mano a personaggi del partito Baath di Saddam Hussein (è anche il partito del Presidente siriano al-Assad).

L’altissima presenza di membri del partito Baath ed ex membri del regime di Saddam Hussein all’interno dell’Isis era già nota, ne avevano parlato in diverse inchieste il Washington Post, Reuters, Spiegel e Intercept (la testata fondata da Glenn Greenwald, il giornalista che ha aiutato Edward Snowden a diffondere le informazioni rubate all’NSA).

Il dissidente avrebbe anche rivelato che sia le forze curde che quelle governative siriane hanno tenuto diversi contatti con alcuni membri di Isis per contrastare le opposizioni siriane, mettendo anche in guardia sulla probabilità di altri attentati all’estero, come quelli eseguiti a Parigi. Mentre la prima dichiarazione non può essere verificata – e pone qualche dubbio sulla credibilità, almeno parziale, del whistleblower – sulla seconda c’è invece un generale consenso da parte dell’intelligence dei governi europei.