I Cani di Ares – Corsari di Grecia / capitolo 19

Corsari
Credits: The Zeppelin

10 aprile, Salonicco, zona del porto.

“Cosa faresti Nico?” disse il capitano rivolto al giovane fratello.

“Non lo so Ares. Fino a poche settimane fa tutta questa storia non sarebbe neanche stata immaginabile” Rispose il fratello. Fece una pausa e riprese “A volte ho paura, sogno nostra madre che viene arrestata, tu che finisci in galera e…”

“Ah solo io finisco in galera?” disse ironico Ares.

“Sì, non so perché ma nei miei sogni in galera ci finisci sempre solo tu” rispose Nico sorridendo sarcastico.

“Ad ogni modo rispondimi, tu cosa faresti? Adesso siamo già una decina”

“Non lo so Ares. Dimmi ancora in quanti sarebbero?”

“Circa 50, sono almeno in 50. Tutti giovani.”

“Tutti disoccupati?” chiese Nico

Credo di sì” rispose il fratello, il Capitano Ares.

E gli stranieri?”

“Quali stranieri?” fece Ares.

“Ma sì, lo sai cosa ha detto Christos, mi riferisco ai ragazzi che vivono nel Nord Europa”

“credo che loro siano una ventina circa” rispose il capitano Ares.

“Cazzo, diventeremmo un esercito vero”

“Già. Addirittura con una divisione estera.”

“Avremo bisogno di altre divise nere” rispose Nico

Ares sorrise “Chiederemo ai nostri nuovi amici dei servizi segreti…”


11 aprile, Atene, palazzo Maximou

“Come possiamo regalare Salonicco ai Cinesi e il Pireo ai Russi! È totalmente inaccettabile!”

Urlò il vice Primo Ministro.

“Stai calmo cristo! Così non mi sei di aiuto” disse il Premier Zaros.

No, non sto calmo. E nessun’altro resterà calmo quando diventeremo una colonia russa di questo puoi starne certo!” rispose il vice-Primo Ministro.

“Ah certo! Avresti preferito essere una Colonia tedesca vero?” gli urlò in faccia il Premier.

“Per te sarebbe stato più comodo far fare qui le vacanza ai parenti di tua moglie! Non sono poi così male questi tedeschi vero Alex?” disse con disprezzo il Premier al suo vice “di la verità, un po’ ci si sente a disagio ad aver sposato una tedesca…o no? Cosa ti dicono di noi quando vai ad Aquisgrana?”

Il vice-Primo Ministro diventò una belva. Afferrò il Premier per la cravatta tirandolo a sé e fissandolo negli occhi disse. “Zaros, apri le orecchie perché non te lo ripeterò due volte. Io non sono Yanis, non mi freghi come hai fregato lui chiaro?” e con un rapido scatto mollò la presa spingendolo lontano da sé, poi aggiunse con un filo di voce.

“Ricordati che se io esco di scena, tu uscirai di scena con me, mia moglie non è nulla di cui io mi debba vergognare. Forse piuttosto quello yacht, che ti hanno regalato gli armatori e che lasci parcheggiato su qualche isola, potrebbe essere più interessante per l’opinione pubblica di un paese con il 60% di disoccupazione giovanile, che ne pensi?”

Il vice-Primo Ministro si calmò e si appoggiò per terra con la schiena contro il muro.

“Tu pensi davvero che ci siamo salvati da una nuova occupazione tedesca?” disse il vice-premier Alex Chariskou, “Sei un povero illuso”.

Non lo so Alex” rispose Zaros. “So solo che i russi mi hanno fregato. Ma non sono stati loro a condannarci a questo destino. Chiedilo ai parenti di tua moglie chi ci ha voluti ridotti così”.


12 aprile, Commissariato centrale di Salonicco

“Colonnello Papagos, la ringrazio per essere venuto di persona” disse l’ispettore Theodorou.

“Ho interessanti riscontri da segnalarle. Credo sempre di più di averci visto giusto” fece l’ispettore, sprizzava energia da tutti i pori e i suoi occhi si muovevano rapidi sui fogli che stringeva in mano.

“Vada subito al punto ispettore. La prego” disse il colonnello con un tono di voce vagamente annoiato, mentre si spingeva gli occhiali scuri sul naso.

“Ecco. Tutte i nostri informatori ci segnalano di concentrarci verso gli ambienti del tifo organizzato. La cosa sconcertante e che purtroppo iniziano a circolare voci come temevo anche al di fuori della nostra città. Ad Atene sono apparse numerose scritte inneggianti a questi cosiddetti pirati…”

“Corsari” lo interruppe Papagos.

L’ispettore lo guardò in viso con aria seccata e riprese “questi corsari sono sui muri di mezza Grecia”

“Ispettore, da quando hanno lanciato per aria soldi al mercato di piazza Aristotelous sembrano essere diventati simpatici a tutti i plebei di questo paese.” Rispose il colonnello.

“…ma delle scritte sui muri non mi sembrano prove di fondamentale importanza”.

Il colonnello Papagos sembrava indispettito, Theodorou non ne capiva il motivo.

“Colonnello non sono semplici scritte. Le leggo questa ad esempio: Ciurma di Gazi, Cani di Atene. Lunga vita al Capitano Ares.”

“Ciurma di Gazi? Gazi come il quartiere?” disse Papagos.

“Esatto” rispose l’ispettore. “Sospetto che si stiano allargando a macchi d’olio. Non so quanto il fenomeno sia reale, ma ho i miei timori”.

“Va bene ispettore, vedremo cosa fare. Ne ha parlato con il suo capo il commissario capo Zaimis?”

“Non ancor Colonnello. So che lei ci teneva ad essere informato subito”. Rispose Theodorou.

“Ha fatto bene, molto bene. Ora ne parli con il suo superiore. Io, come lei sa, non posso entrare direttamente in questioni che riguardano in primis la polizia. Tuttavia i Servizi sono sempre a vostra disposizione per ogni eventualità e vi pregherei di tenermi aggiornato”

Disse il colonnello Papagos poi aggiunse.

“Se è tutto dovrei andare. Questo flusso di maledetti siriani ci sta distruggendo, dobbiamo tenere sempre sotto controllo il confine con la Turchia. Le minacce potenziali che potrebbero provenire da laggiù lei non le può neanche vagamente immaginare. Oramai qualsiasi cosa potrebbe può entrare dalla Turchia ed arrivare nel cuore dell’Europa senza che nessuno possa accorgersene”.


15 aprile, Berlino, nel quartiere Moabit, angolo tra la Birkenstrasse e la Stromstrasse

“Questa è roba buona, non è la merda che compri dagli africani. Fidati, questa viene dall’Iran” disse lo spacciatore

“Ma che cazzo dici, dall’Iran? In Iran non coltivano i papaveri”.

“Ti dico che viene da lì, è molto più pura. Questa te la regalo. Se ti piace ritorna. Adesso devo andare dai prendila.”

“Arriverà dall’Afghanistan non dall’Iran.” Rispose il ragazzo.

Senti non lo so, non sono un esperto di geografia. Dov’è Grozny? Questa viene da lì.” Fece lo spacciatore.

“Grozny, no lo so. Non l’ho mai sentita ma non penso sia nè in Iran né in Afghanistan.

Ok non mi interessa, dai provala, apri la mano tieni” disse lo spacciatore mettendo una bustina nella mano del giovane ragazzo biondo.

“Me la regali sul serio?”

“Sì, prendila, vedrai che ti piacerà. Di questa roba ne sta per arrivare una marea dalla Grecia” lo spacciatore fece un pausa, ci pensò un po’ e concluse. “Ora che ci penso la chiamano proprio così… La marea greca”.

CONTINUA….