Cosa è il “Nuovo Esercito Siriano”

Membri del Nuovo Esercito Siriano sparano a postazioni ISIS. Credits to: New Syrian Army
Membri del Nuovo Esercito Siriano sparano a postazioni ISIS. Credits to: New Syrian Army

La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.

siria logo

Lontano dai riflettori opera un nuovo attore sulla scena siriana, una forza anti-ISIS ormai efficace e ben equipaggiata. Ecco chi sono e che ruolo hanno nello scacchiere siriano.


Il Nuovo Esercito Siriano (o New Syrian Army – NSyA) è una forza militare anti-ISIS addestrata ed equipaggiata da Stati Uniti, Giordania e Regno Unito e composta da combattenti dell’FSA, anche se si configura più come unità di forze speciali, piuttosto che come gruppo FSA convenzionale: alta professionalità e accortezza nel nascondere ogni segno di identificazione (nei video e foto che li ritraggono, volti e targhe dei veicoli sono sempre offuscati) li contraddistinguono dagli altri gruppi attivi in Siria.

Il NSyA compare per la prima volta nel novembre 2015 nella parte orientale della Siria, nel deserto, con la prima operazione su al-Tanaf, al confine iracheno, che portò alla distruzione di un deposito di munizioni e una fabbrica di bombe dell’ISIS. Addestrati in Giordania nell’ambito del programma statunitense Train and Equip, sin dalla sua formazione le notizie riguardo questo gruppo sono sempre state poche; tuttavia, il territorio sottratto all’ISIS è stato significativo, soprattutto ai valichi di frontiera Al-Waleed e al-Tanaf, tra Iraq e Siria.

Valico di frontiera al-Tanaf, tra Iraq e Siria / credit to The Washington Post.
Valico di frontiera al-Tanaf, tra Iraq e Siria / credit to The Washington Post.

Nel marzo 2016 Re Abdullah di Giordania confermava l’invio di forze speciali in Siria per combattere ISIS e sostenere delle forze locali. Si sospettava anche un coinvolgimento di truppe britanniche, sospetto che ha trovato conferma nelle foto trapelate alla stampa, e diffuse ad agosto 2016, che mostrano forze speciali britanniche al fianco del NSyA.

Truppe speciali inglesi al seguito del NSyA / credit to BBC
Truppe speciali inglesi al seguito del NSyA / credit to BBC

Il sostegno non si limita a veicoli, armi, munizioni e addestramento: il NSyA gode anche di copertura aerea, come avvenuto in almeno un’occasione quando elicotteri americani avrebbero dato copertura aerea durante un’operazione per riconquistare un pozzo petrolifero in mano all’ISIS nei pressi di al-Bukamal. Sempre elicotteri americani hanno evacuato in Giordania i feriti del NSyA dopo l’attacco suicida che ISIS ha lanciato contro il gruppo il 7 maggio 2016. Caccia americani erano intervenuti, ma troppo tardi, secondo quanto ammesso anche dal colonnello Steve Warrenun, portavoce delle forze militari statunitensi. È a seguito di questo attacco che gli USA hanno cominciato a rifornire il NSyA con missili anti-carro ATGM, seppur in quantità ridotte e non efficaci, come denunciato da Mohammed Tallaa, comandante del NSyA. Gli Stati Uniti hanno anche stazionato in Giordania una batteria di lanciarazzi multipli M142, che in almeno un’occasione ha dato sostegno al NSyA nei combattimenti contro ISIS, come confermato a marzo dallo stesso colonnello Warrenun.

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e Re Abdullah II di Giordania alla Casa Bianca. Febbraio 2016 / credit to AFP
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e Re Abdullah II di Giordania alla Casa Bianca. Febbraio 2016 / credit to AFP

Ma qual è il suo ruolo nello scacchiere siriano? Il NSyA è formato da membri dell’FSA, principalmente provenienti da Deir Ez Zor e dal gruppo Authenticity and Development Front, un’unità FSA che opera ancora nell’area e che è stata sconfitta nel 2014 dall’ISIS. Si tratta di una forza numericamente esigua (non si hanno cifre ufficiali ma starebbero sul centinaio di unità), ma molto efficace dal punto di vista degli armamenti e dell’addestramento e dove finora non si registrano diserzioni. Anche se provengono tutti dalle file dell’FSA, il loro ruolo è esclusivamente anti-ISIS, non anti-Assad. Infatti, per poter essere ammessi all’addestramento, e quindi al programma, i combattenti devono firmare una dichiarazione giurata in cui si impegnano a combattere solo ISIS, non il regime siriano. È anche a causa di questa condizione che molti combattenti FSA hanno rifiutato l’arruolamento, rendendo esigui i numeri. In quanto forza esclusivamente anti-ISIS, il suo scopo è liberare le zone sul confine iracheno e tagliare in due il territorio dell’ISIS, che godendo però di rifornimenti dal vicinissimo Iraq è riuscito finora a opporre molta resistenza.

Troppa segretezza però può causare incidenti: il 16 giugno una serie di attacchi aerei russi ha colpito il NSyA ad al-Tanaf distruggendo edifici, veicoli, equipaggiamenti e uccidendo due combattenti. I bombardamenti sono avvenuti con munizioni a grappolo, quelle regolarmente usate dall’aviazione russa.

Dopo il primo bombardamento gli Stati Uniti hanno inviato sul posto due F/A-18 da combattimento per tutelare il NSyA, ma quando i due caccia sono rientrati per fare rifornimento, i caccia russi hanno di nuovo bombardato. Alle proteste degli Stati Uniti, il governo russo ha risposto che non sapeva di forze addestrate dagli USA che operano in quella zona. Tuttavia, la presa di quel valico da parte del NSyA all’inizio di marzo 2016 (qui il comunicato stampa e qui il video) aveva avuto risonanza e inoltre tra Russia e Giordania c’è regolare scambio di intelligence: i motivi dell’incidente non sono chiari. Per approfondire l’episodio, si rimanda all’inchiesta svolta da Bellingcat, nota piattaforma di giornalismo investigativo.

Il NSyA avrà un ruolo chiave nella lotta contro l’ISIS nella Siria orientale nei prossimi mesi: il loro obiettivo, almeno a medio termine, è conquistare la città di al-Bukamal, tagliando i rifornimenti dell’ISIS tra Iraq e Siria. Anche se l’operazione lanciata il 28 giugno per riconquistarla è fallita, probabilmente del gruppo si sentirà parlare sempre di più nel prossimo futuro. Nel lungo termine, l’obiettivo sarà molto probabilmente Deir Ez Zor.

di Samantha Falciatori