L’Etiopia ammette la tortura di Stato e avvia riforme

Abiy Ahmed, newly elected Prime Minister of Ethiopia, addresses the house of Parliament in Addis Ababa, after the swearing in ceremony on April 2, 2018. / AFP PHOTO / ZACHARIAS ABUBEKER (Photo credit should read ZACHARIAS ABUBEKER/AFP/Getty Images)
Abiy Ahmed, newly elected Prime Minister of Ethiopia, addresses the house of Parliament in Addis Ababa, after the swearing in ceremony on April 2, 2018. / AFP PHOTO / ZACHARIAS ABUBEKER (Photo credit should read ZACHARIAS ABUBEKER/AFP/Getty Images)

Il nuovo primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed, insediatosi ad aprile, ha ammesso pubblicamente che gli apparati di sicurezza del Paese hanno torturato e commesso “atti terroristici” contro i propri cittadini, in una rara ammissione di responsabilità delle istituzioni.

Il Primo Ministro dell'Etiopia Abiy Ahmed si rivolge al Parlamento ad Addis Abeba, 18/06/2018. Credits to: Minasse Wondimu Hailu/Anadolu.
Il Primo Ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed si rivolge al Parlamento ad Addis Abeba, 18/06/2018. Credits to: Minasse Wondimu Hailu/Anadolu.

Ahmed è entrato in carica dopo che il suo predecessore si è dimesso a causa delle proteste che hanno causato la morte di diverse centinaia di persone, principalmente nelle regioni di Oromia e Amhara.

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Rivolgendosi al Parlamento lo scorso 18 giugno ha detto:

La nostra Costituzione non lo consente, ma abbiamo torturato, causato danni fisici e gettato i detenuti in oscure celle di detenzione. Si è trattato di atti terroristici commessi da noi e usare la forza per restare al potere è un atto terroristico”.

Da allora promettendo ai cittadini etiopi che “l’era della tortura di Stato è finita”, Abiy Ahmed ha attuato riforme e provvedimenti significativi.

Dopo aver rimosso il Capo di Stato maggiore dell’esercito e il Direttore dell’Intelligence, aver abolito lo stato di emergenza e aver rilasciato migliaia di detenuti politici, il 5 luglio ha rimosso anche il capo del servizio penitenziario del Paese per violazione dei diritti umani e rimosso tre partiti di opposizione dalla lista delle “organizzazioni terroristiche”, accusa ampiamente usata in passato per reprimere il dissenso.

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Questi ultimi provvedimenti, giunti a ridosso della pubblicazione di un rapporto di Human Rights Watch che denuncia le torture della prigione di Ogaden, e uniti alla recente offerta di pace all’Eritrea e alla liberalizzazione dell’economia volute dal nuovo Primo Ministro, indicano l’inizio di una trasformazione significativa dello Stato etiope, che potrebbe essere a una svolta.

di Samantha Falciatori