Perché il Libano ha vietato Wonder Woman

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Wonder Woman il film diretto da Patty Jenkins, uscito negli Stati Uniti e in Italia agli inizi di Giugno, non sarà trasmesso nei cinema libanesi. Non è una scelta casuale e dimostra che i rapporti tra il Libano e Israele non sono migliorati.

Il ministro dell’Economia e del Commercio libanese, Raed Khoury, ha ottenuto ciò che chiedeva: vietare la proiezione del film Wonder Woman, in Libano.

La pellicola è stata prodotta da cinque compagnie – DC Films, Atlas Entertainment, Cruel and Unusual Films, Tencent Pictures e dalla Wanda Pictures – tre statunitensi e due cinesi. Il problema è un altro.

L’attrice protagonista, Gal Gadot, è ebrea e ha prestato servizio militare nelle Forze di Difesa israeliane (IDF) per due anni, come previsto dalla leva obbligatoria. Durante il conflitto tra Israele e Gaza nel 2014, inoltre, Gadot si è schierata apertamente al fianco dell’esercito israeliano.

La Gadot non è persona gradita in Libano da diverso tempo, in realtà. Il 30 maggio, il ministro dell’Economia libanese ha diffuso un comunicato. Nella nota ha sottolineato che nel 2016 aveva già chiesto di vietare la proiezione di Batman V Superman: Dawn of Justice, perché nel cast c’era Gadot, e di aver inviato a Boycott of Israel con base a Damasco la richiesta di inserire l’attrice israeliana, i suoi film nella lista nera.


Quella, che può essere definita una scelta discutibile, nasconde molto altro.

Le relazioni tra Beirut e Tel Aviv non sono mai state semplici, fin dalla nascita di Israele nel 1948: i due Paesi sono entrati anche in guerra nel 1982 e nel 2006. Né sono migliorate con il tempo: ancora oggi, nel 2017, il governo libanese non riconosce lo Stato d’Israele (inesistenti i rapporti diplomatici).

Inoltre, l’ingresso in Libano è vietato a chi è in possesso di un passaporto israeliano, ma anche a chi – cittadino italiano, ad esempio – ha visitato Israele, almeno una volta.

La presenza (ingombrante) di Hezbollah, il partito-milizia libanese sciita sostenuto dall’Iran e con una grossa influenza sulla vita politica del Paese, rappresenta un motivo di attrito in più. Per gli israeliani, Hezbollah è un’organizzazione terroristica.

Pur non essendo all’altezza dell’IDF, Hezbollah non si è mai fatto problemi ad attaccare (occasionalmente) il vicino israeliano – suo principale nemico – tanto da scatenare il conflitto del 2006.

Il lancio di razzi Katyusha oltre il confine israeliano è spesso causa di raid contro postazioni o convogli di Hezbollah in Libano. Fonte: IDF

Con la guerra siriana, le cose potrebbero essere cambiate: in un articolo sul Wall Street Journal, la giornalista Maria Abi Abib sostiene che, partecipando al conflitto al fianco del presidente siriano Bashar al Assad, Hezbollah si è rafforzato notevolmente, tanto sul piano militare quanto su quello politico a livello internazionale.

Tel Aviv ne è consapevole: nelle ultime settimane l’esercito israeliano ha colpito diversi obiettivi Hezbollah in Siria, senza subire una vera rappresaglia.

Evidentemente è nell’interesse della milizia sciita libanese (e dei suoi alleati) evitare un’escalation che potrebbe portare ad un nuovo conflitto con Israele, aprendo un nuovo fronte oltre a quello siriano.

di Mirko Spadoni