Sebastián Piñera torna alla guida del Cile

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Il trionfo di Sebastián Piñera alle presidenziali cilene è l’ennesimo segnale di cambiamento in America Latina rispetto al periodo politico precedente, dominato da partiti di sinistra e di vocazione socialista.

Durante il primo governo Piñera, la quasi totalità dei paesi sudamericani avevano un’orientamento marcatamente di sinistra. Oggi quel contesto politico lascia il posto a leader di stampo neoliberista come Michel Temer in Brasile e Mauricio Macri in Argentina. Piñera è stato il primo Presidente conservatore del Cile democratico, in carica fra il 2010 e il 2014. Il primo turno delle presidenziali si era svolto lo scorso 19 novembre insieme al rinnovo di una parte del Congresso.

Ballottaggio elezioni presidenziali

Si è concluso domenica 17 dicembre il processo elettorale presidenziale in Cile con la vittoria al ballottaggio Sebastián Piñera, (54,57%) leader del partito Chile Vamos, che ha sconfitto il candidato del partito Nueva Mayoria, Alejandro Guillier (45,43%). Piñera sostituirà l’attuale presidente Michelle Bachalet dal prossimo 11 marzo.

Il centrosinistra cileno ha pagato il prezzo di una congiuntura economica fiacca, con un Pil che negli ultimi due anni è cresciuto solo dell’1,5% all’anno. Il trionfo di Sebastián Piñera al ballottaggio arriva dopo una campagna finalizzata a catturare i voti del centrosinistra e di José Antonio Kast, sostenuto dall’UDI (Unión Demócrata Independiente). Per questo, il candidato di Chile Vamos ha promesso alcuni cambiamenti nel suo programma elettorale come ad esempio la gratuità della formazione tecnica professionale. Gli altri candidati del primo turno alle presidenziali erano Beatriz Sanchez sostenuta dal ”Frente Amplio”, Carolina Goic sostenuta dal partito Convergencia Democrática e dal partito PDC (Partido Demócrata Cristiano), sostenuto dal partito Por Todo Chile, Marco Enriquez Orinami, Eduardo Artés, sostenuto dal partito UPA (Union Patriotica) e Alajandro Navarro sostenuto dal partito Pais e membro del partito MAS (Movimiento Amplio Social).

Il candidato della sinistra Alejandro Guillier uscito sconfitto alle elezioni presidenziali – Reuters

Rinnovo del Congresso

Al primo turno delle elezioni si è anche rinnovato il Congresso Nazionale, composto dalla Camera Bassa (Camera dei Deputati) e dalla Camera Alta (Senato). Alla Camera Alta sono stati eletti 23 senatori. Metà dei senatori vengono eletti per un periodo di 8 anni e l’altra metà viene eletta ogni 4 anni. La Camera Bassa ha aumentato i suoi seggi da 120 a 155 mentre la Camera Alta li ha aumentati da 38 a 43 ed aumenteranno fino a 50 entro il 2022: questo cambiamento ha modificato radicalmente la mappa delle circoscrizioni e dei distretti elettorali.

Le difficoltà del governo Piñera

Per il neo-eletto presidente del Cile, Sebastián Piñera, non sarà facile governare il paese. A differenza del suo primo mandato, quando per la formazione del Governo aveva chiamato persone di fiducia. Questa volta Piñera, ha assicurato alla Coalizione Chile Vamos un ruolo preponderante nella compagine governativa. Il problema nascerà per le divisioni all’interno del comitato politico di Chile Vamos: tra i liberali e i conservatori all’interno del centro-destra potrebbe aver luogo una disputa sulla scelta del successore di Piñera per il 2021.

Queste controversie potrebbero essere proiettate al Congresso e influenzare le iniziative del governo stesso. Tra le priorità del prossimo governo Piñera ci saranno: istruzione, sanità, pensioni e lotta al narco traffico. Il Cile, è un paese che non chiede cambiamenti bruschi, la legalizzazione dell’aborto è stata appena varata, a condizioni molto restrittive, dopo molti anni di trattative e la riforma delle quote rosa, con l’obbligo di almeno il 40% di candidati donna nelle liste elettorali è stata già utilizzata in questa tornata elettorale. I temi che daranno maggiore battaglia al Congresso sono quelli della riforma delle pensioni e dei matrimoni tra omosessuali.

Piñera inizierà il suo primo anno di governo sotto l’egida di un Congresso molto diviso e in cui i voti dei senatori e dei deputati saranno oggetto di battaglia legislativa, rischiando di ingolfare i lavori e le riforme.

di Alberto Galvi

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