Tensioni nel Sahara Occidentale: il Marocco espelle i diplomatici iraniani

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Sin dal ritiro della Spagna dalla zona, avvenuto nel 1975, il Sahara Occidentale è stato motivo di conflitti e tensioni. Conteso inizialmente da Marocco e Mauritania, dal 1984 si è trasformato nella Repubblica Araba Democratica dei Sahrawi, popolazione in difesa della quale è stato istituito il Fronte Polisario, un movimento indipendentista sostenuto dalla vicina Algeria.

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Il Marocco, che controlla il 90% del territorio in questione, a differenza della Mauritania ha riconosciuto ai Sahrawi solo la possibilità di ottenere lo status di regione semi-autonoma, facente comunque parte del Regno. Una soluzione di questo tipo è ritenuta tuttavia insufficiente da parte del Fronte Polisario, cui obbiettivo principale è l’auto-determinazione del popolo Sahrawi, anche attraverso la via istituzionale del referendum.

A poco sono serviti i tentativi di pacificazione proposti dalle Nazioni Unite, fra i quali va sicuramente ricordato il Settlement Plan del ’91, nel quale si stabiliva che ad un cessate il fuoco dovesse seguire l’effettivo svolgimento del referendum per l’indipendenza. Il conflitto infatti, trascinatosi fino ai giorni nostri, ha recentemente richiamato l’attenzione della comunità internazionale.

Martedì 1 Maggio, il ministro degli esteri marocchino Nasser Bourita ha annunciato l’interruzione dei rapporti diplomatici tra i due Paesi e conseguentemente la chiusura della propria ambasciata a Teheran e l’espulsione dei diplomatici iraniani. Già interrotti nel 2009 alla vigilia delle “primavere arabe” per le mire iraniane sul Bahrain sciita, i rapporti tra i due Paesi, difficilmente ristabiliti nel 2014, subiscono un nuovo logoramento. Come spiegato dallo stesso Bourita, Rabat non può tollerare che l’Iran e le milizie di Hezbollah forniscano supporto logistico e finanziario al Fronte Polisario tramite l’ambasciata iraniana ad Algeri. Anche se la risposta ufficiale di Teheran è arrivata solamente ieri, Hezbollah ha subito precisato che le accuse del Marocco sono infondate e frutto delle pressioni di Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele.