Un gigante nello spazio: l’organizzazione indiana per la ricerca spaziale (ISRO)

7 Settembre 2019. Il Primo ministro N. Modi discute con i vertici dell'ISRO nella sede centrale dell'Agenzia spaziale a Bangalore. Credit to: AFP PHOTO / INDIA'S PRESS INFORMATION BUREAU (PIB)

Sin dall’antichità, in questa parte di mondo, si registra il desiderio di costruire mezzi prodigiosi capaci di sollevarsi da terra e librare nel cielo. L’Organizzazione indiana per la ricerca spaziale (ISRO) è impegnata a realizzare questi sogni.


Dai Vimana ai Razzi

“Il Pushpaka Vimana, che assomiglia al Sole e appartiene a mio fratello, è stato portato dal potente Ravana; quel Vimana, volante ed eccellente, va ovunque la volontà lo guidi… quel carro che assomiglia a una nuvola luminosa nel cielo… e il Re [Rama] salì, e l’ottimo carro al comando della Raghira, si alzò nell’atmosfera più alta’” Dutt, Manatha Nath (translator), Ramayana, Elysium Press, Calcutta, 1892 and New York, 1910.

Il viaggio di Rama, Museo d’arte di San Diego

Il sogno di mezzi prodigiosi, veri e propri palazzi, che potessero librarsi nel cielo, è anticamente radicato nella cultura del subcontinente indiano, e mezzi in grado di sollevarsi nell’atmosfera furono descritti nel Kavya (il cosiddetto canone dei testi sanscriti) e in qualche modo anticipati nei Rigveda, al punto che i palazzi volanti detti appunto Vimana divennero un topos narrativo alquanto ricorrente. Lasciandosi alle spalle il misterioso e  sempre affascinante remoto passato dell’India, giungiamo al tempo presente, ad una nazione che è entrata nel nuovo millennio presentandosi come una delle realtà più complesse da analizzare dell’intero pianeta. 

L’India è una nazione di un miliardo e trecentottanta milioni di abitanti che si estende per un territorio superiore alla somma della superficie di Italia, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna messe insieme. La stessa India dove religioni e filosofie millenarie uniche nel loro genere, convivono con nuovi culti e nuove religioni talvolta non più vecchie di pochi secoli come ad esempio il Giainismo; dove a sacche di profonda povertà fanno da contraltare fra i più avanzati centri tecnologici del pianeta. Un paese, che seppur attraversato da difficoltà di ogni tipo, è l’unico che può vantarsi del titolo di più grande democrazia al mondo. 

5 settembre 2021, un mercato affollato di Mumbay, India. Credit to: REUTERS/Francis Mascarenhas

L’India è un mondo che contiene altri mondi, ed ogni analisi di questo paese e delle infinite dinamiche che lo attraversano e lo animano, apparirà parziale. Ragion per cui possiamo dirci fortunati considerando che dobbiamo focalizzare la nostra attenzione esclusivamente sul ruolo di questa grande nazione nell’esplorazione spaziale e nella conquista di spazi strategici nell’ambito dell’Astropolitica. 

Potrebbe destare stupore, adottando una visione eurocentrica della storia, apprendere che l’Indian Space Research Organisation (ISRO) esista da più di cinquant’anni, essendo stata fondata nel lontano 1969 sotto la spinta dell’astronomo e fisico, il dr. Vikram Sarabhai che si fece portavoce della necessità di dotare il paese di un’agenzia spaziale strutturata che ponesse l’esplorazione spaziale fra i principali obiettivi di governo. 

Dr. Vikram A. Sarabhai. Credit to: IIMA Archives

L’India ha sempre svolto un ruolo complesso nell’ambito della Guerra Fredda, assumendo posizioni che potremmo definire equidistanti dal blocco occidentale e quello orientale. Non deve quindi stupire se il primo satellite indiano, l’Aryabhata, venne lanciato nello spazio nel 1975 proprio a bordo di un razzo sovietico. 

Indira Gandhi decise di chiamare il primo satellite lanciato nello spazio Aryabhata in onore del matematico e astronomo indiano. Credit to: the space science

L’ISRO, specularmente alla nazione che rappresenta, si mostra come un gigante nell’ambito delle varie agenzie spaziali, che seppure non animato dalla stessa rapidità di altri protagonisti che abbiamo in precedenza analizzato, mediante una lenta stratificazione di successi si è portata in una posizione di vantaggio notevole rispetto ad altre agenzie come quella Pakistana (che osserveremo in seguito nel dettaglio) o addirittura la storica ROSCOSMOS. 

In primo luogo l’India può vantare la più grande costellazione mondiale di satelliti per il telerilevamento e si è dotata di ben due sistemi di navigazione satellitari che la rendono potenzialmente indipendente dai servizi GPS stranieri, americani in primis, il GAGAN e il NAVICParallelamente l’ISRO può vantare una presenza sia sulla Luna che su Marte. Nel primo caso con il programma Chandrayaan, che seppure ha fallito l’atterraggio del lander, è comunque riuscito a collocare un satellite, definito in questo caso “orbiter”, nell’orbita lunare che è ancora perfettamente funzionante. 

8 settembre 2019. Il Primo Ministro N. Modi consola il capo missione ISRO K. Sivan dopo il fallito atterraggio del lander sulla luna. Credit to: ANI

Una nota di colore, funzionale ancora una volta a definire le priorità della società occidentale a trazione statunitense, è il costo del programma che ha permesso all’India di stabilire una postazione stabile sulla Luna, inferiore a quello per la realizzazione del film di fantascienza Interstellar. Il programma che prevede ulteriori lanci nel 2023 e nel 2024 è tutt’ora in corso.

In orbita intorno al pianeta rosso troviamo invece il satellite Mangalyaan, lì operativo fin dal 2014. Anche in questo caso, l’India è riuscita a realizzare la più economica missione interplanetaria al momento, dimostrando una capacità organizzativa della filiera produttiva e operativa che non ha eguali, senza considerare un’attenzione notevole a design efficaci per quanto semplici. 

Secondo quanto dichiarato dal Primo ministro Narendra Modi, il paese (l’ISRO) è riuscito in un’impresa ai limiti del possibile. Credit to: AFP

Tornando sulla Terra, l’ISRO può vantare una rete infrastrutturale che segnala l’importanza di questa agenzia per l’India, con sette strutture di ricerca, un centro dedicato per la sperimentazione della propulsione, cinque strutture di controllo e ben due spazioporti, di cui il più grande è quello di Sriharikota, ed altre due strutture di supporto ai siti di lancio. Tutto questo senza considerare le altre strutture per la preparazione degli astronauti, e la ricerca scientifica.

Inoltre l’India, per guadagnare sempre maggiore indipendenza dal NORAD, il North American Aerospace Defense Command che gestisce al momento buona parte del traffico aerospaziale o se non altro ne tiene traccia, sta concludendo l’installazione di un’ultima postazione di quattro che la renderà capace di seguire le partenze e i rientri nell’atmosfera in totale indipendenza

Nonostante simili traguardi l’ISRO è ancora fortemente in ritardo per quel che concerne la presenza umana nello spazio, non avendo ancora organizzato una missione indipendente con equipaggio. Nonostante ciò, nel clima di crescente tensione internazionale e sgretolamento dei sistemi globalizzati integrati, l’India ha dichiarato che non prenderà parte alla Nuova Stazione Spaziale Internazionale, puntando a costruirne una propria

I nemici di sempre: Cina e Pakistan

Esattamente come altre nazioni, anche l’India si è dotata di una forza armata per lo spazio, la Defense Space Agency (DSA) che al momento si concentra su sistemi ASAT (armi anti satelliti) e ha svolto anche una prima esercitazione militare nello spazio. Tale livello di tensione è ovviamente tenuto alto dai nemici storici dell’India, con i quali Nuova Delhi concorre anche in questo ambito: il Pakistan e la Cina.   

Appare lapalissiano dichiarare che Pakistan ed India sono rivali, e le ragioni della litigiosità sono talmente radicate e complesse che sceglieremo di dare per scontato si conosca la decennale storia di conflitti, provocazioni e contese che affondano le loro radici dai sanguinosi giorni della nascita delle due nazioni. 

Soldati indiani soddisfatti dopo essere entrati a Dhaka, capitale del Bagladesh allora territorio pakistano. Credit to: Getty Images

Come sulla superficie terrestre, il conflitto si sposta anche nello spazio al punto che qualcuno parla apertamente della corsa allo spazio Indo-pakistana, evocando il modello della guerra fredda del conflitto sovietico-americano anche se in questo caso le dinamiche sono inserite nel contesto attuale. 

Esiste sicuramente una guerra di propaganda in primo luogo combattuta dai rispettivi governi, così al dichiarato intensificarsi delle attività spaziali per i 75 anni dalla nascita dell’India, hanno subito fatto eco le dichiarazioni del governo pakistano che nel 2022 invierà il primo astronauta pakistano nello spazio.

Passando dalle dichiarazioni ai fatti il Pakistan ha stretto un importante accordo con l’altro rivale storico dell’India, la Cina, dando nuova linfa vitale all’agenzia spaziale pakistana (la SUPARCO)  in funzione apertamente anti Indiana e per contenerne le attività stratosferiche, riportando così in auge questa agenzia fondata nel 1961 (appena 4 anni dopo il lancio dello Sputnik) per iniziativa del premio Nobel Abdus Salam e che già un anno dopo, nel 1962, poneva in orbita il suo primo satellite. 

21 dicembre 2018. Il Pakistan ha lanciato un satellite esplorativo da una pista cinese. Credit to: SUPARCO

Con gli anni 70 però le crisi storiche del Pakistan, la perdita del Bangladesh e la virata militarista permisero il sorpasso dell’agenzia spaziale indiana. Tale posizione però è tutt’altro che blindata sempre grazie al supporto che la Cina sta fornendo al Pakistan. La collaborazione infatti fra le due nazioni non si limita al sostegno economico, scientifico e all’addestramento degli astronauti pakistani, in aggiunta a ciò la Cina infatti si sta definendo come la pista di lancio preferenziale per i satelliti Pakistani dalle piste del deserto del Gobi anche in contrappeso al ruolo sempre crescente dell’India come pista di lancio per centinaia di attività extraterrestri degli Stati Uniti, sia private che governative. 

Archiviando quindi la competizione storica fra i due paesi possiamo asserire che al momento esiste un predominio netto dell’India nell’ambito spaziale ma che il sostegno cinese potrebbe rapidamente capovolgere la situazione ravvivando la fiamma pakistana. Inoltre ogni evento storico può influenzare lo scacchiere nell’attuale scenario interconnesso: anche il conflitto in Ucraina.

Come abbiamo imparato le agenzie spaziali, specialmente le emergenti, si basano sulla collaborazione incrociata fra varie nazioni e organizzazioni e maggiore è l’interdipendenza, la quale produce anche i risultati migliori, maggiore è il danno provocato da eventi che riducono notevolmente le dinamiche della globalizzazione, come la guerra in Ucraina che favorisce nel breve periodo le realtà più autarchiche, come il Pakistan. 

L’ambiguo rapporto con la Cina

Per quanto il Pakistan venga spesso considerato lo storico e preferenziale avversario dell’India, il conflitto con la Repubblica Popolare Cinese è antico e stratificato anche se inquadrato in una dinamica più complessa per cui se politicamente le due nazioni sono in uno stato di tensione permanente, economicamente i due paesi sono profondamente legati. 

L’India fu il primo paese non comunista a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese nel lontano 1950 ma già l’occupazione del Tibet mise in chiaro la problematica mai risolta che i due giganti condividono troppi confini per non entrare in conflitto e già nel 1962 assistiamo alla prima disputa territoriale indicata come il conflitto sino-indiano

Militari indiani si addestrano in preparazione alla guerra con la Cina. Credit to: Larry Burrows / Time Life Pictures / Getty Images

Lungo i decenni la storia dei due paesi è stata caratterizzata da questa profonda ambiguità e pur considerando che dal 2008 la Cina è il principale partner commerciale di Nuova Delhi, ciò non ha impedito dal 2013 la recrudescenza dei conflitti al confine fra i due paesi, inquadrati nel complesso scenario delle relazioni con altri paesi vicini. Nonostante ciò ritroviamo il dragone e l’elefante, fianco a fianco, nel 2019 in una esercitazione militare congiuntaCome si diceva, relazioni ambigue e complesse. Come in terra, così in cielo. 

La sciarada dei rapporti bilaterali si specchia nella cura dei confini stratosferici che l’India persegue con grande cura con il posizionamento di una serie di satelliti militari finalizzati proprio al supporto alla marina e al pattugliamento dei confini terrestri e aerei. A questi congegni di pattugliamento passivo della serie GSAT si aggiungono i satelliti militari EMISAT (Electro-Magnetic Intelligence Satellite) i quali hanno il preciso scopo di intercettare e disturbare eventuali attività di spionaggio di altri satelliti nonché disturbare le attività dei radar. 

Senza considerare la già citata tecnologia ASAT in cui l’India si è dimostrata esperta, mostrando come sia capace di annientare da terra eventuali satelliti nemici. 

Le due potenze alternano dichiarazioni e trattati sul disarmo a concrete attività che dimostrano una certa diffidenza, e senza alcun dubbio i futuri obiettivi cinesi per la costruzione di una base lunare sono in diretta concorrenza con le aspirazioni lunari dell’India. In quest’ottica va osservato il rapporto importantissimo nello sviluppo della tecnologia spaziale che l’India intrattiene con gli Stati Uniti d’America, che rappresenta il principale partner tecnologico, utilizzato molto spesso come strumento di necessità per compensare il gap che via via la Cina crea con il suo rivale meridionale. 

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Osserviamo quindi già nel 2020, e poi confermato nel 2022, un piano di cooperazione ministeriale congiunto della durata di quattro anni fra Stati Uniti ed India con il focus proprio nelle tecnologie aerospaziali. Ancor più importante è il progetto congiunto NISAR, attualmente in sviluppo operativo, per la realizzazione di un sistema di mappatura radar dell’intero globo

Gli Stati Uniti hanno anche l’importante ruolo di mantenere l’India nel cuore della rete di relazioni americane per lo sviluppo di tecnologie legate all’esplorazione e la colonizzazione spaziale, un esempio è l’accordo India, Australia e Giappone stipulato sotto l’ala protettiva della NASA che istituisce un nuovo protocollo di cooperazione spaziale fra questi quattro paesi. 

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A questo scenario variegato e complesso dell’ISRO che abbiamo ora delineato non va dimenticato che va aggiunto il sistema dei privati indiani. Abbiamo già osservato come le agenzie private rappresentino un settore in crescita e sempre più rilevante, specialmente nel mondo statunitense e anche l’India ha numerose agenzie private che prendono parte all’esplorazione e alla colonizzazione spaziale. Per gestire i rapporti con esse l’ISRO può vantare un’ala specifica, la NewSpace India Limited (NSIL) che sotto il diretto controllo dell’ISRO cura l’uscita  delle tecnologie e la collaborazione con i partner privati. 

In questo modo sembra che Nuova Delhi sia riuscita a trovare una mediazione fra il modello degli U.S.A. ove si osserva un ruolo sempre più predominante dei privati e quello tradizionale, Cina e Russia in testa, che vede ancora ogni elemento dell’esplorazione saldamente nelle mani del governo. 

In definitiva la più grande democrazia del mondo si inserisce nello scenario dell’astropolitica procedendo in maniera similare allo sviluppo della Geopolitica: lentamente ma progressivamente, coltivando tutti i campi e senza chiudersi le porte a nessuna potenziale collaborazione, posizionandosi fra le capofila dello sviluppo ma rimanendo indietro quando si tratta di procedere con grandi balzi in avanti e avendo sempre un occhio di riguardo alla cura dei confini di questo enorme paese. 

L’India è presente nella colonizzazione allo spazio fin dal lancio del satellite Aryabhata a bordo di un Kosmos-3M prodotto da quell’altra agenzia spaziale senza la quale non sarebbe neanche possibile immaginare l’esplorazione spaziale e di cui ci occuperemo in seguito in un intervento che tenterà di riassumerne l’immensa storia: l’Agenzia spaziale russa, la ROSCOSMOS. 

Di: Tanator Tenabaun