Attacco a Douma: chi ha usato le armi chimiche?

Attacco a Douma

Nella cittadina siriana di Douma, nella Ghouta orientale a est di Damasco, un attacco aereo con agenti chimici ha causato circa 100 morti (il numero è in aggiornamento) e centinaia di feriti. I sintomi riportati dalle persone colpite dal raid aereo hanno subito fatto pensare all’uso di gas nervini che provocano dei chiari segnali sul corpo, definiti dagli esperti di questo tipo di armamenti come segni inequivocabili dell’uso di quest’arma: schiuma bianca alla bocca, prurito agli occhi e difficoltà respiratorie. L’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) sta già lavorando al caso per determinare quale agente chimico sia stato usato, vagliando anche la possibilità che si sia trattato di un mix di gas nervino e cloro, come fu per l’attacco su Khan Shaykoun. Possibilità che potrebbe essere compatibile con le testimonianze raccolte.

Crediti video: the Independent.co.uk

La Protezione Civile Siriana che opera nelle zone fuori dal controllo governativo, nota come “Caschi Bianchi”, ha subito indicato nel governo di Assad il responsabile dell’attacco. La totale confusione e la presenza di numerosi attori attivi nell’area rende difficile capire con certezza l’identità dell’attore autore dell’attacco, sebbene considerando che si è trattato di un attacco aereo resta un dato di fatto che Douma sia l’ultima città ribelle a Ghouta contro cui le forze governative – sostenute dall’aviazione siriana e russa – hanno mosso pesanti attacchi proprio nell’ultima settimana. Il presidente americano Donald Trump ha identificato con un tweet “l’animale Assad” (e con lui, indirettamente, Putin e l’Iran) colpevole di aver usato armi chimiche nell’attacco, lasciando intuire che il prezzo da pagare per questo attacco sarà molto alto. Quando lo scorso aprile 2017 un attacco simile colpì la provincia di Idlib, gli Stati Uniti risposero con il lancio di 59 missili Tomahawk contro una base aerea del governo siriano.

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Qui trovate il profilo twitter dei Caschi Bianchi siriani in cui sono presenti foto e filmati – molto forti – delle vittime dell’attacco di sabato notte.