Il Dragone celeste: l’agenzia nazionale cinese per lo spazio (CNSA)

Il logo dell'Agenzia spaziale cinese (CNSA) Credit to: AFP

In inglese China National Space Administration (CNSA) è l’agenzia civile della Repubblica popolare cinese responsabile dello sviluppo del programma spaziale.

5 Aprile 2017 Yulong Tian, segretario generale della CNSA partecipa al trentatreesimo Simposio spaziale. Credit to: Tom Kimmell

La conquista dello spazio e la nuova colonizzazione 

Non vi è alcun dubbio che la Repubblica Popolare Cinese sia stata la grande sorpresa della prima decade del nuovo millennio. Nonostante l’India e il Brasile fossero, almeno secondo alcuni analisti, fra i grandi favoriti per occupare il vuoto di potere lasciato dall’U.R.S.S. le ragioni della Storia hanno visto prevalere ancora una volta una dittatura di stampo comunista la quale ha avuto la capacità, contrariamente all’Unione Sovietica, di adattarsi ai tempi, di aggiornare la collettivizzazione alle regole di un mercato finanziario e produttivo aperto e condiviso. Come soldati efficienti le aziende cinesi hanno marciato sull’economia globale, fedelmente agenti sotto il vessillo di una nazione che ha potuto iniziare a chiamare sé stessa potenza prima, e super potenza poi.

Per quanto il totale predominio economico e militare della Cina è lungi dal realizzarsi, complice l’assenza di alleati commerciali paragonabili a quelli messi campo dagli U.S.A., pur considerando la profonda crisi che sta attraversando Washington in questo periodo storico, ciò non toglie che la Repubblica Popolare Cinese possa ora sfidare frontalmente gli Stati d’Uniti d’America in ogni ambito, compresa la colonizzazione spaziale. Contrariamente a quello che oggi viene dichiarato non stiamo assistendo ad una corsa allo spazio speculare come quella avvenuta fra USA e URSS né ad un periodo di totale predominio dell’una o dell’altra parte come osservato nell’ultimo decennio degli anni Novanta da parte degli Stati Uniti. Lo scenario attuale è più variegato e come abbiamo potuto osservare nel corso di questa breve antologia, molti paesi stanno partecipando e di giorno in giorno le nazioni si sorpassano a vicenda. Fatte queste dovute premesse va senza dubbio riconosciuto che in questo campo multiforme, Pechino si muove da fuoriclasse.  

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La storia: la nascita, l’evoluzione e il presente

La CNSA (China National Space Administration) è relativamente giovane, dato che viene fondata nel 1993. Per porre tale data in prospettiva ci troviamo, in parallelo, nel momento calante del programma Space Shuttle statunitense. La CNSA è il frutto del nuovo programma economico cinese, dato che venne avviata in parte con responsabilità civili e rimarrà più un’aspirazione che una struttura concreta di esplorazione spaziale fino al 1998, anno in cui China Aerospace Corporation (principale contractor della CNSA) verrà completamente ristrutturata secondo principi che abbiamo già visto operare nel caso dell’Agenzia Spaziale Sovietica, ovverosia promuovendo la partizione in numerosi sotto dipartimenti in competizione fra di loro. Ancora una volta, curiosamente, osserviamo una struttura di governo centralizzata che incentiva una marcata competizione interna, la quale anima il sistema pur rimanendo saldamente sotto il controllo diretto del Governo.

Le principali attività della CNSA possono essere così descritte: 

  • Ricerca sulla legislazione spaziale e politiche di settore.
  • Redazione dei piani di sviluppo nel settore aerospaziale.
  • Organizzazione, verifica e approvazione di progetti di ricerca nazionale.
  • Scambi e cooperazione internazionale nel settore spaziale.

Ad oggi la CNSA risulta suddivisa in quattro divisioni principali (Pianificazione, Ingegneria dei Sistemi, Tecnologia e Qualità, Affari Esterni) tutte facenti capo al direttore Sun Laiyan e ai vicedirettori Jin Zhuanglong e Luo Ge. 

Washington, Quartier Generale della NASA, dicembre 2004. Il Direttore della CNSA Sun Laiyan stringe la mano a Sean O’Keefe a capo della NASA dal 2001 al 2005 Credit to: Bill Ingalls/nasa / Via Getty Images

Se però la CNSA propriamente detta viene fondata ufficialmente alla metà degli anni Novanta del Novecento, il programma spaziale cinese ha origini più antiche e si colloca all’inizio fra le attività di potenziamento e cooperazione avviate dall’Unione Sovietica nei confronti dei paesi alleati del blocco comunista. Le relazioni complesse fra i due paesi che andranno via via deteriorandosi porteranno ad un completo distacco dall’Agenzia Spaziale sovietica e bisognerà attendere il 1970 per vedere il lancio del primo satellite cinese, il Dong Fang Hong 1 che renderà la Repubblica Popolare Cinese il quinto paese al mondo a collocare un satellite in orbita. 

Arresti e ripartenze

Risalendo la storia del programma spaziale cinese si può osservare un profondo iato fra la grande potenza esploratrice di questi anni e i primi anni a seguito della sua fondazione, ma quel che spesso sfugge agli osservatori odierni è un periodo determinante localizzato proprio negli anni precedenti alla fondazione della CNSA, quando la Repubblica Popolare Cinese spinse per l’apertura del programma a lanci commerciali internazionali. L’obiettivo era quello di attivare quel circolo virtuoso di supporto, apprendimento di know how e successivo controllo del mercato aerospaziale come poi osservato anni dopo dalla Space X americana ed altre compagnie private. Osserviamo così già nel 1989 il primo contratto firmato con AsiaSat per il lancio dell’AsiaSat 1.

Nel 1990 assistiamo al successo del primo lancio commerciale, il Long March 3 che seppur funestato poi nel 1992 da un incidente non impedì al programma spaziale cinese di crescere attirando sempre più investitori occidentali che contribuiranno alla nascita della CNSA e dreneranno numerose risorse e conoscenze in direzione di Pechino. Proprio questa crescita esponenziale e la fuga di informazioni sensibili verso l’allora economia emergente cinese spinse nel 1998 gli Stati Uniti d’America a varare numerose norme restrittive che di fatto stroncarono il progetto di cooperazione con privati e costrinsero l’intero programma cinese ad una repentina trasformazione dei suoi obiettivi e priorità.

Con l’anno 2000 si può considerare l’inizio della nuova epoca per il programma spaziale cinese il quale segue lo stesso andamento dell’economia dell’intero paese. Un inizio lento, lungamente preparato, a cui fa seguito una crescita esponenziale che lo porterà rapidamente ad assumere una posizione egemonica. In questo anno viene pubblicato il primo Libro Bianco sulle attività della Cina nello spazio. Nello stesso anno viene avviato il sistema di navigazione satellitare indipendente Beidou il quale rappresenta una conquista strategica determinante e che affranca da quel momento la Cina dall’Occidente in materia di controllo satellitare del territorio.

Nel 2003 Yang Liwei, a bordo del Shenzhou-5 diviene il primo astronauta cinese inviato nello spazio dalla Cina e nel 2007 la sonda Chang’e-1 diviene la prima sonda di Pechino sulla Luna. Nel 2008 è ancora il momento del programma Shenzhou che con il Shanzhou-7 ospita la prima passeggiata nello spazio per un astronauta cinese. 

Nel 2011 si osserva forse il segnale di un sorpasso ufficiale della CNSA ai danni della ROSCOSMOS in quella che può essere considerata una sfortunata missione rappresentativa dei mutati rapporti di forza: la sonda Yinghuo-1, progettata per orbitare intorno al pianeta Marte non giungerà mai a destinazione a causa di errori compiuti dal computer di bordo del satellite Fobos-Grunt della ROSCOMOS che avrebbe dovuto condurre Yinghuo-1 su Marte. 

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La Geopolitica della CNSA 

Dal 2020 la CNSA può essere considerata a pieno titolo la seconda agenzia spaziale del pianeta, seconda solo alla NASA. Il completamento del sistema di navigazione Beidou-3, la costruzione in corso di una propria stazione spaziale, la presenza di rover cinesi su Marte e la Luna, sono solo la punta del proverbiale iceberg di un sistema complesso di esplorazione, controllo e difesa che dà alla Cina una solida posizione nella gestione dei nomos dell’Aria e dello Spazio. Uno studio molto interessante proposto da Andrea Russo e Davide Coco propone l’adozione di un sistema di valutazione dell’impatto geopolitico dell’esplorazione spaziale noto come GSS. 

Il Geopolitical Space Score (GSS) è un indice che valuta l’impatto geopolitico delle missioni spaziali, considerando il successo delle missioni, il budget investito e i fallimenti statistici. Rappresenta il livello di influenza e prestigio di un paese nel contesto delle dinamiche internazionali legate all’esplorazione spaziale. Tale approccio permette di riassumere in maniera efficace le principali caratteristiche dell’impatto geopolitico della CNSA se non altro da un punto di vista legato alla percezione di esso. 

Si osserva così come la missione Tianwen-1 giunta su Marte ha avuto un fortissimo sostegno di pubblico e ha sancito in maniera definitiva il ruolo di protagonista della CNSA (al punto di riservarsi il GSS più alto mai calcolato 9,547. Il secondo posto è riservato alla missione Rosetta dell’ESA). 

Il lancio del razzo cinese, noto come Tianhe, ha segnato un punteggio GSS di -0,208, e, nonostante la missione sia considerata riuscita, ha generato effetti collaterali negativi a causa della perdita di controllo durante la fase di rientro. Allo stesso modo, il lancio del missile antisatellite cinese (ASAT) ha ottenuto un punteggio GSS di -0,659, generando preoccupazioni per la sicurezza nello spazio e dei veicoli spaziali nonostante il successo della missione. 

Il budget spaziale cinese nel 2020 è stato di circa 8,85 miliardi di dollari, corrispondente al 0,075% del PIL nazionale cinese, e ha evidenziato una crescita costante nel corso degli anni, riflettendo un impegno continuo nel programma spaziale. Tra il 2010 e il 2021, la Cina ha lanciato un totale di 310 stadi missilistici (detti core stage) con un tasso di fallimento del 5,2%, inferiore a quello di Russia e Stati Uniti, indicando una certa affidabilità del sistema di lancio spaziale cinese. Tuttavia, nonostante alcuni successi come la missione Tianwen-1 su Marte, ci sono preoccupazioni geopolitiche legate agli effetti collaterali delle missioni e per la sicurezza nello spazio.

La longa manus di Pechino sta usando l’astropolitica come uno dei tanti chiavistelli per cercare di indebolire il ruolo egemonico di Washington come dimostrato dall’impegno della CNSA in America Latina, suscitando interessi e interrogativi sul fronte della sicurezza occidentale. Nell’ambito infatti dell’iniziativa “Belt and Road” sono stati inseriti programmi di tracciamento satellitare nel continente latinoamericano, alimentando le preoccupazioni statunitensi sulle implicazioni geopolitiche di tale cooperazione.

Parallelamente, la Cina si inserisce con decisione nel panorama della privatizzazione del settore spaziale, incoraggiando la partecipazione delle imprese private e promuovendo la crescita del settore aerospaziale commerciale. 

Tuttavia, dietro il velo della diplomazia spaziale e dell’entusiasmo per le conquiste tecnologiche, si celano anche ombre e preoccupazioni. Le voci di allarme riguardo alla militarizzazione dello spazio e alla concorrenza geopolitica con gli Stati Uniti si fanno sempre più insistenti. Il recente test di armi anti-satellite in Cina ha sollevato dubbi sulla direzione del programma spaziale cinese e ha alimentato restrizioni alla cooperazione spaziale con alcuni paesi, compresi gli Stati Uniti.

Nonostante le controversie, la Cina continua a compiere passi significativi nel campo delle esplorazioni spaziali, dimostrando competenza e determinazione nelle missioni di esplorazione lunare e marziana. La sua stazione spaziale modulare e i progetti commerciali nel settore, come la rete di satelliti per Internet ad alta velocità, testimoniano l’ambizione di consolidare la sua presenza nello spazio e di perseguire obiettivi di sviluppo scientifico e tecnologico.

In questo contesto, la Cina si pone come un attore chiave nella ristrutturazione dell’ordine internazionale nello spazio, cercando di bilanciare ambizioni nazionali con una reputazione di partner affidabile e collaborativo. Tuttavia, le tensioni con gli Stati Uniti e le incertezze riguardo alle intenzioni militari nel campo spaziale rappresentano sfide cruciali per il futuro della cooperazione spaziale internazionale.

Le riflessioni della National Secure Space Agency (NSSA) illuminano con chiarezza la complessa dinamica di competizione e ambizioni tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese (RPC) nel teatro spaziale. Questo confronto, destinato a definire il panorama geopolitico del futuro, si estende dall’ambito terrestre a quello celeste, abbracciando una corsa allo spazio che va oltre la mera esplorazione scientifica.

La Cina, con una determinazione notevole e una visione a lungo termine, si pone l’ambizioso obiettivo di superare gli Stati Uniti come potenza spaziale dominante entro il 2049, anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Questo progetto non è solo un esercizio di prestigio nazionale, ma si colloca nel quadro di una strategia più ampia volta a riaffermare la posizione della Cina come potenza dominante nel sistema internazionale. Il Partito Comunista cinese, conscio dell’importanza strategica dello spazio, persegue una serie di capacità militari e tecnologiche atte a minare gli interessi strategici americani e a rafforzare la propria influenza nello spazio prossimo alla Terra e cislunare.

Secondo l’analisi della NSSA, il PCC starebbe adottando strategie coerenti con le sue azioni terrestri, utilizzando “la coercizione e l’inganno” per affermare pretese di sovranità e minare l’ordine internazionale basato sulle regole stabilite dagli Stati Uniti di cui l’NSSA, è bene ricordarlo, ne è testimone. La sua espansione nello spazio cislunare non è solo una manifestazione di ambizioni tecnologiche, ma un mezzo per consolidare il proprio status di potenza globale e influenzare le politiche internazionali ed economiche della regione Indo-Pacifico e oltre.

Per questa ragione pur assumendo le considerazioni di merito del NSSA cum grano salis è la stessa National Secure Space Agency a riconoscere l’abilità della Repubblica Popolare Cinese nell’intessere una sottile trama diplomatica. Rispondendo alla crescente preoccupazione derivante dalle iniziative statunitensi nel settore della difesa spaziale, la Cina ha rivendicato il proprio impegno per un utilizzo pacifico dello spazio, cercando di ostacolare qualsiasi deriva verso la militarizzazione di quest’ultimo. Attraverso il ricorso a negoziati internazionali, come quelli condotti presso le Nazioni Unite, la Cina sta cercando di promuovere trattati mirati alla prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio esterno, in un’ottica di stabilizzazione del contesto spaziale internazionale.

Parallelamente, attraverso accordi bilaterali con diversi paesi, come Argentina, Brasile, Cile, Namibia e Venezuela, la RPC ha consolidato la propria presenza nello spazio meridionale, aumentando così la sua capacità di sorveglianza e monitoraggio delle attività spaziali di altre nazioni, comprese gli Stati Uniti. La stretta collaborazione con la Federazione Russa su progetti spaziali ha ulteriormente rafforzato la posizione della Cina nel panorama spaziale internazionale, aprendo la strada a una serie di iniziative condivise in ambito tecnologico e di esplorazione.

Un ulteriore tassello nella strategia cinese è rappresentato dalla “Via della Seta dello Spazio”, un’innovativa iniziativa che mira a creare un’infrastruttura globale di comunicazioni e navigazione satellitare. Attraverso la promozione di tale infrastruttura, la Cina non solo mira a ridurre la dipendenza da sistemi spaziali stranieri, come il GPS statunitense o il sistema Galileo europeo, ma ambisce anche a promuovere la propria influenza politica ed economica sul piano internazionale.

Ovviamente l’ascesa della Cina nello spazio non è priva di implicazioni strategiche e militari. La moderna dottrina militare cinese riconosce lo spazio come un “nuovo terreno strategico elevato”, ponendo un’enfasi crescente sull’integrazione di sistemi spaziali nelle operazioni militari terrestri ed elettromagnetiche. Il potenziale delle tecnologie spaziali nell’agevolare attacchi cinetici e non cinetici, la guerra elettronica e le capacità cibernetiche offensive diventa parte integrante della pianificazione militare cinese, riflettendo un’impostazione volta a garantire la superiorità informatizzata nel conflitto armato.

La Cina ha avviato diverse iniziative internazionali, tra cui il Programma delle Nazioni Unite per l’Applicazione delle Tecnologie Spaziali (UN-SPIDER), l’Alleanza Internazionale per la Cooperazione Spaziale (ISA), il programma cinese di cooperazione spaziale con i paesi dell’Asia-Pacifico e il quadro BRICS per la cooperazione spaziale. Inoltre, la Cina offre assistenza tecnica, programmi di formazione e opportunità di cooperazione ai paesi in via di sviluppo per sfruttare appieno le tecnologie spaziali al fine di promuovere la crescita economica, la sostenibilità ambientale e lo sviluppo sociale.

Il Grande Gioco nello Spazio Cislunare

L’espressione Grande Gioco, o Турниры теней (Torneo delle Ombre) in russo, nacque nel contesto di quella complessa matassa di conflitti, spionaggio, esplorazione e diplomazia che vedevano l’Impero Britannico contrapposto all’Impero Russo nei territori dell’allora fortemente indebolito Impero Ottomano, nel corso di tutto il 1800. Il termine entrò nell’uso comune solo con l’inizio del 1900 quasi come se al solito fosse necessario che alcuni processi si depositassero affinché potessero essere compiutamente riconosciuti. Allo stesso modo, è opinione di chi scrive, che l’opinione pubblica generale non si stia completamente avvedendo del nuovo Torneo di Ombre che si è messo in moto e che ha come oggetto la Luna e lo spazio Cislunare.

Il compendio delle tecnologie che l’esercito Cinese sta sviluppando fra cui complessi di lancio spaziale, centri di controllo satellitare, stazioni di telemetria, tracciamento e comando (TT&C), stazioni di ricezione dati e siti di consapevolezza del dominio spaziale (SDA), disseminati su tutto il territorio nazionale, sono la controparte terrestre di un impegno sempre pressante per un controllo pervasivo della Luna. Chi mai dovesse arrivare a controllare il nostro satellite avrebbe di fatto il controllo sullo spazio interno della Terra. Osservare le nazioni coinvolte nel Torneo delle Ombre lunare rappresenta anche un ottimo modo per avviarci alla conclusione di questo intervento sulla Cina e in generale di questa nostra antologia. 

In primo luogo abbiamo un lander di una società privata americana che ha promosso Intuitive Machines 1 Mission, giunto sulla Luna grazie ad un razzo della Space X. 

A seguire vi è la missione SLIM del Giappone e poi il già citato lander Chandrayaan-3 dell’India supportato dall’orbiter Chandrayaan-2. In orbita lunare troviamo KPLO, orbiter della Corea del Sud. Ed infine vi è la Cina con tre missioni attive al momento Chang’e-4, Yutu-2 e Chang’e-5 che ha già riportato con successo alcuni campioni dalla Luna. Come ben sappiamo la missione Artemis degli USA e dell’ESA è stata rimandata a data da destinarsi e almeno nel momento in cui scrivo sembra che il Grande Gioco per il controllo dello spazio Lunare e Cislunare sembra protendere in favore della Repubblica Popolare Cinese. 

Nonostante questi più che giustificati entusiasmi ed il terreno che di giorno in giorno la Repubblica Popolare Cinese ruba all’occidente è innegabile che alcune fragilità intrinseche della Repubblica Popolare Cinese siano ancora sul tavolo e rappresentino un concreto rischio per l’egemonia di questa ascendente super potenza. Da un punto di vista prettamente astropolitico vi è il rischio di polarizzazione geopolitica e il bisogno di sviluppare ulteriori relazioni tecnologiche con partner più diversificati.

Difficile ad oggi dire se questo che si sta aprendo sia davvero il secolo cinese, ma senza dubbio se la Cina dovesse assumere un ruolo egemonico nel controllo della Luna e dei traffici da e verso il nostro satellite, avrebbe consolidato una posizione talmente strategica da rendere futuri tentativi di scalzarne il potere difficili se non impossibili. 

Di: Tanator Tenabaun