La Cina e la strategia della “terza linea”

Edward Burtynsky B. 1955 MANUFACTURING #17, DEDA CHICKEN PROCESSING PLANT, DEHUI CITY, JILIN PROVINCE, CHINA, 2005
Dietro allo sviluppo industriale ed economico della Cina moderna c’è una vecchia strategia militare chiamata della “terza linea”, strutturata grazie alla pianificazione economica comunista, aveva l’obiettivo di impiantare industrie lontano dalle zone di confine del paese, così da essere meno vulnerabili in caso di attacco nemico.

Gli anni Sessanta e la strategia della terza linea

Per garantire lo sviluppo del sistema industriale cinese in seguito alla rottura sino-sovietica, nel corso del 1964 venne messa in atto la strategia della cosidetta “terza linea” (san xian, “third front” in inglese). Questo progetto si protrae con esiti alterni fino al 1980 e passa attraverso ben tre piani quinquennali: il terzo (1966-1970), il quarto (1971-1975) e, infine, il quinto (1976-1980)[1].

Si tratta di un progetto improntato al potenziamento della difesa nazionale, che prevede investimenti su larga scala diretti allo sviluppo tecnologico delle industrie di base (per l’estrazione del metallo e la produzione d’energia elettrica), dei trasporti e delle infrastrutture. Quello della “terza linea” è un concetto di natura geo-militare, concepito allo scopo di servire il paese durante eventuali periodi di guerra: le industrie sono infatti localizzate a grande distanza dalle zone più vulnerabili del territorio nazionale, quelle della cosiddetta “prima linea” più vicina ai potenziali fronti di guerra, sulla costa nord-est.

Regioni e provincie interne cinesi – GlobalSecurity.org

La regione della terza linea copre 13 zone che abbracciano province e regioni autonome, con un’area centrale nel nord-ovest (che comprende Shaanxi, Gansu, Ningxia, Qinghai) e nel sud-ovest (che oggi comprende Sichuan, Chongqing, Yunnan e Guizhou)[2]. Il resto della Cina, localizzato tra la prima e la terza linea, è denominato “seconda linea” e include porzioni di Anhui, Jiangxi, Hebei, Henan, Hubei e Hunan. Per eseguire gli oltre 1.100 progetti di grandi e medie dimensioni della terza linea, la Cina impiega in quegli anni milioni di operai, quadri, intellettuali, militari e decine di milioni di lavoratori edili[3]. Nel difficile contesto sociale e politico di quegli anni, i progetti vengono tuttavia eseguiti di fretta e, spesso, le fasi di progettazione, costruzione e produzione delle imprese militari arrivano quasi a coincidere.

In questa fase, le conseguenze del Grande Balzo – il piano economico che avrebbe dovuto modernizzare il paese tra il 1958 e il 1961 – e la grande carestia del 1959-1961[4] portano la leadership cinese a porre la produzione agricola al centro della programmazione economica[5]. Tuttavia, lo sviluppo della difesa militare viene ancora considerato un elemento prioritario da parte della dirigenza, che deve essere realizzato proprio con la strategia della terza linea. Il primo piano d’investimenti su questo progetto e i lavori di costruzione degli impianti vengono lanciati in seguito all’incidente del Golfo del Tonchino del 2 agosto del 1964, che porterà in breve tempo allo scoppio della guerra del Vietnam. Il conflitto, che s’intensifica rapidamente, include massicci bombardamenti sul nord del Vietnam, durante i quali vengono coinvolte in parte anche le province cinesi dello Yunnan e di Hainan[6].

Una prima pagina sull’Incidente nel Golfo di Tonchino. Una successiva inchiesta della US Navy rivelò che ci furono errori radar e l’attacco fu compiuto contro il nulla – The Sun

La discussione sulla costruzione della terza linea diventa un tema centrale per la programmazione economica e militare della Rpc, che nel 1965 istituisce delle commissioni apposite per questo scopo. Il 14 settembre del 1965, la Commissione per la pianificazione statale (Guojia jihua weiyuanhui) presenta una proposta definitiva per il terzo piano quinquennale, in cui la costruzione della terza linea riveste una posizione centrale.

Complessivamente, il progetto della terza linea è stato considerato un grande insuccesso dal punto di vista economico da molti osservatori cinesi e occidentali[7]. Barry Naughton[8], celebre studioso dell’economia cinese, ha rilevato a tal proposito come gli investimenti nella costruzione della terza linea siano stati non solo troppi, ma anche molto affrettati. La maggior parte della produzione era rappresentata in quel momento dalle industrie pesanti, che avevano tuttavia un impatto molto limitato sul benessere delle popolazioni locali. A suo giudizio, la strategia della terza linea ha pesato molto sull’arretratezza dell’industria civile, determinando una trasformazione complessiva della struttura industriale nazionale: nel 1976, rispetto al 1966, la quota della produzione agricola scende infatti dal 35,9% al 30,4%; quella dell’industria leggera dal 31,4% al 30,7%; al contrario, quella dell’industria pesante aumenta dal 32,7% al 38,9%[9].

Un numero considerevole d’imprese militari spende dunque ingenti risorse per costruire impianti improduttivi, che generano peraltro evidenti problematiche di natura ambientale. A dispetto di questi dati, è importante notare come la costruzione della terza linea contribuisca comunque a migliorare il livello dell’industria nazionale della difesa, grazie a investimenti di circa 28 miliardi di yuan che portano alla costruzione di 297 fabbriche e 42 istituti di ricerca, creando un valore annuo di produzione di circa 13 miliardi di yuan[10]. In questo quadro viene infatti avviata la produzione di armi pesanti, carri armati e aerei da caccia nella zona della terza linea dove si producevano prima solo armi leggere, componenti elettronici, radar e apparecchiature di navigazione[11].

La strategia della terza linea, pur avendo un impatto negativo per lo sviluppo economico e sociale della Cina[12], fornisce un contributo oggettivo anche alla trasformazione nella distribuzione industriale tra l’est e l’ovest del paese[13]. Dalla metà degli anni Settanta, ad ogni modo, i sussidi governativi alle imprese militari della terza linea vengono gradualmente diminuiti e molte imprese sono costrette a fallire o reinventarsi convertendo la propria produzione all’industria civile e di consumo.

crediti: Xinhua

La riorganizzazione delle imprese della terza linea

Nell’ambito del progetto di transizione dal militare al civile, dall’inizio degli anni Ottanta il programma di costruzione della terza linea entra in una fase di adattamento e ricostruzione, secondo le linee guida stabilite dallo Stato nel documento sulla sua “Regolazione e ricostruzione” (Tiaozheng gaizao, fahui zuoyong)[14]. Nel dicembre del 1983 il Consiglio degli affari di Stato istituisce un Ufficio per la riorganizzazione e la pianificazione della terza linea (Guowuyuan san xian jianshe tiaozheng gaizao guihua bangongshi), che emana presto un documento di linee guida su come “Condurre la ricerca per la regolazione e la trasformazione delle imprese militari della terza linea” (Dui san xian qiye tiaozheng gaizao kaizhan diaocha yanjiu de huibao).

Al suo interno, si sottolinea come “in primo luogo, è necessario migliorare la capacità di produzione dei prodotti chiave […]. In secondo luogo, bisogna garantire un livello adeguato di produzione e concentrarsi sulla ricerca, approfittando dello sviluppo tecnologico dell’industria della difesa”. In questo quadro, le imprese militari con un buon livello di sviluppo tecnologico vengono sostenute dal governo, mentre molte altre vengono chiuse o delocalizzate. Di conseguenza, tra il 1980 e il 1987 le imprese militari nella zona della terza linea aumentano il valore medio annuo di produzione dei prodotti civili circa del 50%, sviluppando attrezzature tecniche per uso civile come aeromobili, veicoli leggeri e pesanti, dispositivi medici, beni di consumo e di lusso come televisori e telecamere. Inoltre, quando lo sviluppo economico inizia a localizzarsi a est – in particolar modo nelle zone costiere – molte imprese militari della terza linea decidono di aprire filiali in quelle aree per disporre di tecnici esperti nella conversione al civile.

Nel 1990, circa 800 imprese militari della terza linea aprono più di 1.200 filiali e uffici nelle città di Shenzhen, Ningbo, Zhuhai, Shantou, Xiamen, Haikou, Suzhou e in altre zone economiche speciali[15]. Quasi tutto il sud-est e il nord-est della Cina diventano, quindi, un ponte per le imprese militari della terza linea sul mercato internazionale. Nell’aprile del 1993, nella città di Haikou si tiene una conferenza sui progetti ad alta tecnologia e sulla cooperazione economica tra le zone della prima e della terza linea, per rafforzare ulteriormente gli scambi con gli istituti di ricerca delle zone costiere[16]. Altri uffici vengono aperti nella Cina centrale, con un programma d’investimenti che permette a molte aziende prossime al fallimento di risollevarsi e rimettersi sul mercato.

Secondo le statistiche nazionali, circa il 30% delle imprese della terza linea hanno aumentato le proprie capacità di ricerca militare e produzione, mentre circa il 70% riesce a convertire la propria produzione al civile. Inoltre, negli anni Ottanta il miglioramento delle relazioni diplomatiche tra la Cina e i paesi occidentali porta gli Stati Uniti ad allentare le restrizioni sulle esportazioni di armi e ad aprire una fase di cooperazione tecnica e militare: questo periodo è noto come la “luna di miele sino-americana” (Zhong-Mei miyueqi). Tuttavia, questa seconda fase di espansione dell’industria militare in Cina si arresterà nuovamente in seguito agli eventi del 4 giugno del 1989, con i disordini di piazza Tian’anmen e l’interruzione di tutti gli scambi militari e tra la Cina e gli Stati Uniti.

di Yang Yi

[toggle title=”Note e bibliografia”]

[1] Zhou Mingchang, “Sanxian Jianshe yu Zhongguo Neidi Chengshi Fanzhan” 三线建设与中国内地城市发展 (La costruzione della terza linea e lo sviluppo urbano in Cina), Zhongguo Jingjishi Yanjiu, n. 1, 2014, p. 1.

[2] Xiang Mingming, “Mianyang Sanxian Jianshe Gongye Yichan Ziyuan Zhuangkuang Ji Baohu Moshi” 绵阳三线建设工业遗产资源状况及保护模式 (Le risorse ereditate dalla costruzione della terza linea a Mianyang e le loro modalità di protezione), Shandong Gongye Jishu, n. 12, 2005. pp. 227-230.

[3] Yang Linxing, “Sanxian Jianshe Yu Yunnan de Fazhan” 三线建设与云南的发展 (La costruzione della terza linea e lo sviluppo dello Yunnan), Yunnan Ribao, internet ed., 27.12.2009.

[4] Chen Donglin, “Cong Chichuanyong Jihua Dao Beizhan Jihua, Sanwu Jihua Zhidao Sixiang de Zhuanbian Guocheng”从‘吃穿用计划’到‘战备计划’─‘三五’计划指导思想的转变过程(Cibo, vestiti, e necessità quotidiane per prepararsi alla guerra, il cambiamento dell’ideologia nel terzo piano quinquennale), Dangdai Zhongguoshi Yanjiu, n. 2, 1997, pp. 65-75.

[5] “Cong Chechuan Yong”, op. cit.

[6] Li Guihua, “Beibuwan Shijianhou Zhongmei de Zhanlue Boyi” 北部湾事件后中美的战略博弈 (Il confronto strategico tra gli Usa e l’Urss dopo l’incidente del Golfo del Tonchino), Zhonggong Dangshi Yanjiu, n. 6, 2015, pp. 95-105.

[7] Song Yijun, “Lun Zhonggong Guanyu Sanxian Jianshe Zhongda Zhanlue Juece de Deyushi” 论中共关于三线建设重大战略决策的得大于失 (Il discorso sul ‘guadagno maggiore della perdita’ riguardante i risultati della decisione strategica del Partito comunista cinese sulla costruzione della terza linea), Junshi Lishi, n. 5, 2007, pp. 21-26.

[8] Naughton, Barry, “The Third Front: Defence Industrialization in the Chinese Interior”, The China Quarterly, n. 115, 1988, pp. 351-386.

[9] Zhao Dexin, Zhonghua Remin Gongheguo Jingjishi 1967-1984中华人民共和国经济史(1967-1984) (Storia economia della Repubblica popolare cinese), Zhengzhou, Henan Renmin Chubanshe, 1989, pp. 191-192.

[10] Dong Fureng, Zhonghua Renmin Gongheguo Jingjishi中华人民共和国经济史 (Storia economica della Repubblica popolare cinese), Beijing, Jingji Chubanshe, 1999.

[11] Zhu Lifeng, “Sanxian Jianshe Pingxi” 三线建设评析 (Commenti sulla costruzione della terza linea), Changchun Shifan Xueyuan Xuebao, n. 5, 2007, pp. 47-49.

[12] Chen Donglin, “Sanxian Jianshe Junshishang you Chengjiu Jingjishang Buhuasuan” 三线建设军事上有成就经济上不划算 (La costruzione della terza linea ha portato dei risultati dal punto di vista militare ma non ha fatto altrettanto dal punto di vista economico), News QQ, 30.8.2009, <http://news.qq.com/a/20090830/001157.htm?hcr>.

[13] Wu Li, “Sanxian Jianshe de Chengjiu yu Pingjia” 三线建设的成就与评价 (Ricerca e commento sulla strategia per la realizzazione della terza linea), Guoshi Wang, <http://www.hprc.org.cn/wxzl/wxxgwd/201001/t20100126_42763.html>.

[14] Li Caihua,“Sanxian Jianshe Tiaozheng Gaizao de Lishi Kaocha” 三线建设调整改造的历史考察(Indagine storica sulla regolazione e sulla trasformazione nella costruzione della terza linea), Dangdai Zhongguoshi Yanjiu, n. 3, 2002, pp. 43-51.

[15] Nelle città di Shenzhen, Zhuhai, Shantou, Xiamen e nella zona economica speciale di Hainan se ne trovavano più di 900, nelle città di Guangzhou, Fuzhou, Shanghai, Tianjin, più di 300. Per maggiori informazioni cfr. Chen Donglin, “Zouxiang Shichang Jingjing de Sanxian Jianshe Tiaozheng Gaizao” 走向市场经济的三线建设调整改造 (Regolazione e trasformazione della terza linea verso un’economia di mercato), Dangdai Zhongguoshi Yanjiu, n. 3, 2002, pp. 34-42.

[16] Huai Guomo, op. cit.

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