Il Gabon e la discesa irrequieta

Ali Bongo - Credit to: SEBASTIEN BOZON/AFP/GETTY IMAGES Image caption

Torniamo a parlare del Secure Trust Factor e di come esso sembri tracciare un andamento coerente per alcune nazioni. In taluni casi, come quelli che riguardano le grandi potenze ascendenti, la crescita è confermata anche dagli STF, mentre altre piccole nazioni sembrano mostrare un progressivo abbassamento del loro punteggio nella finestra di osservazione 2016/2019. Tale variazione, può ricercarsi in diversi fattori: riduzione della forza del paese in ambito geopolitico, contrazione delle risorse o indebolimento dello stato a causa dell’aggressione economica di nazioni più grandi che pongono la nazione in osservazione progressivamente sotto la loro ala di influenza.

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Il caso di oggi è molto interessante e riguarda un piccolo paese africano: il Gabon.

La Repubblica Gabonese è una piccola nazione dell’Africa Centrale collocata sulle rive atlantiche del continente che ha assunto la totale indipendenza dalla Francia nel 1960 insieme al Ciad, il Congo e la Repubblica Centro Africana.

Da quel momento la storia del Gabon è stata molto simile a quella di altre ex colonie, sottoposto al giogo di regimi personalistici che l’hanno traghettato fino agli Novanta quando il paese si è dotato di un sistema multipartitico ma ancora offuscato da concreti dubbi in merito alla realizzazione di una reale democrazia.

Nel 2009 è salito al potere  Ali Bongo Ondimba, figlio del precedente presidente, che sembra aver instaurato una vera e propria dinastia, e che mantiene saldamente il controllo sul paese nonostante le perturbazioni che analizzeremo meglio in un secondo momento.

Omar Bongo – Presidente del Gabon per 41 anni – alla sua morte, avvenuta nel 2009, è salito al potere il figlio. Credit to: AFP

Il Gabon si presenta in ogni caso come un paese maggiormente sviluppato dei suoi vicini anche se la forbice fra classe dirigente ricca e la stragrande maggioranza della popolazione povera si allarga progressivamente di giorno in giorno.

Gli STF mostrano un calo lento ma costante del punteggio di questo paese, partendo da un 62,31 del 2016, divenuto 59,31 nel 2017, ridottosi ancora a 59,31 nella prima metà del 2018 per poi crollare a 53,31 nella seconda metà del 2018 e attestarsi a 51,31 nella prima metà del 2019.

Ciò è molto interessante considerando che le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale sono più che ottimistiche per questa nazione. In realtà che questo paese presenti delle anomalie è indicato da una serie di segnali anomali: oltre che alla curiosa coesistenza di una democrazia teorica con una dinastia di presidenti appartenenti tutti alla famiglia Bongo, si segnala anche la presenza forte dell’esercito francese nel paese che ancora oggi si fa garante della famiglia dominante.

Che esista una concreta necessità di difendere con la forza il potere della famiglia presidenziale è confermato anche dal fatto che l’esercito regolare risulta essere composto da 5000 unità e ulteriori 1800 sono destinati esclusivamente alla protezione del Presidente in Carica.

Una tale forza messa in campo per proteggere lo status quo sembra porre il paese in uno stato di apparente stabilità, che non sembra essere stata minimamente disturbata dal tentativo farsesco di colpo stato che si è concluso con la cattura dei quattro “golpisti” e la loro attuale reclusione e tortura nelle carceri del Gabon.

Si evince così il quadro di una nazione ancora saldamente legata alla Francia e ai suoi interessi economici sul continente e forse anche in questo legame così importante potrebbe ricercarsi l’abbassamento del suo punteggio, come un tentativo da parte di altre potenze di incrinare tale rapporto e prendere il controllo delle dinamiche economiche del paese.

Sul fronte degli Stati Uniti d’America ha fatto notizia la causa condotta dallo Studio Legale Bryan Cave Leighton Paisner il quale reclama 1,25 milioni non pagati dal Governo del Gabon per una causa portata avanti nel gennaio del 2016. Tale mancato pagamento, al momento al vaglio del diritto internazionale ha innegabilmente incrinato i rapporti fra USA e Gabon.

Parallelamente anche il governo gabonese non è immune alla fascinazione per la Cina e per il suo trionfale ingresso in Africa e un recente scandalo ha messo in luce come si sia cercato di creare un legame sottobanco con la potenza asiatica che potesse eludere lo sguardo Francese e Americano.

L’oggetto della nuova rotta commerciale era il contrabbando del pregiatissimo legno gabonese, molto ambito dai mercati asiatici e che è stato fermato prima che potesse diventare operativo ponendo in luce il coinvolgimento del governo nella vicenda che si è conclusa infatti con il licenziamento del vice presidente del Gabon, direttamente coinvolto, ma più probabilmente sacrificato come capro espiatorio.

Nel 2009 il Gabon ha vietato l’esportazione di tronchi di legna con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo di un’industria locale per lalavorazione del legno. Credit to: Nature Picture Library/Alamy

Forse, alla luce di quanto esposto, si potrebbe desumere che l’indebolimento del Gabon registrato dagli STF sia proprio da ricercarsi in questo suo tentativo di allontanarsi dal controllo ( e dalla protezione ) francese (che mantiene ancora una base militare a Liberville con una presenza fissa di 350 uomini spesso rinforzati in caso di necessità nonché il totale monopolio delle società petrolifere francesi in tema di estrazione) che si è tramutato in un fattore di instabilità vedendosi ridurre il suo reale potere nell’area.

Anche immaginando che il governo gabonese riesca in un avvicinamento alla Cina senza gravi ripercussioni attuate dalla Francia, è opinione di chi scrive che le proiezioni del FMI siano fin troppo ottimistiche e non tengano conto dell’instabilità insita nel cambiare direzione geopolitica.

Il prossimo anno sarà probabilmente decisivo per conoscere la reale sorte del Gabon e per verificare che la dinastia Bongo riesca effettivamente a mantenere il controllo o verrà sostituita da qualcuno più vicino alle tradizionali forze che agiscono sul paese. Da un punto di vista di opinione pubblica già si osservano i primi segnali di una certa nostalgia per il precedente presidente, visto probabilmente come un garante di maggiore stabilità.

Di: Tanator Tenabaum