Cosa farà l’Italia in Consiglio di Sicurezza dell’Onu

credits: Farnesina
Sono cominciati i lavori del nuovo Consiglio di sicurezza dell’Onu, di cui fa parte anche l’Italia: vediamo dunque quali sono le posizioni che il nostro Paese sosterrà durante il suo mandato sui temi più importanti dell’agenda internazionale.

La storia dei rapporti tra l’Italia e le Nazioni Unite è sempre stata caratterizzata da un impegno costante da parte dello Stato Italiano nel sostenere le decisioni della comunità internazionale. Il nostro Paese è infatti uno dei membri storicamente più attivi: ad oggi, è il primo fornitore di Caschi Blu dell’Occidente, è nella top ten dei contribuenti alle casse dell’organizzazione, ospita importanti istituzioni nelle Nazioni Unite (si pensi alla FAO, con sede a Roma) e un’importantissima sede logistica delle operazioni militari in Puglia.

[pullquote]
L’Italia ha sempre posto un forte accento sull’importanza del multilateralismo nella risoluzione delle crisi e dei problemi globali
[/pullquote]

L’Italia è inoltre un’importante promotore del rispetto dei diritti civili e della giustizia internazionale: ha ospitato, ad esempio, le negoziazioni del trattato istitutivo della Corte Penale Internazionale dell’Aia. L’azione italiana è sempre stata a sostegno delle operazioni di peacebuilding e, in generale, ha sempre posto un forte accento sull’importanza del multilateralismo nella risoluzione delle crisi e dei problemi globali. Tali orientamenti guideranno ancora le posizioni italiane nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Diamo dunque uno sguardo alle più rilevanti.

Italia in Consiglio di Sicurezza dell'Onu
credit: blogs.usyd.edu.au

-> Leggi anche Italia all’Onu: cronaca di un’elezione sofferta <-


Azione globale e risoluzione dei conflitti

Il multilateralismo e l’inclusione sono i principi portanti dell’azione italiana sul piano internazionale. In molti dei discorsi ufficiali questi approcci, uniti ai principi di solidarietà tra le Nazioni – soprattutto le più svantaggiate – e il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani – soprattutto di donne, bambini e minoranze -, sono le premesse per molte iniziative in diversi contesti.

Per quanto riguarda la risoluzione dei conflitti globali, l’Italia privilegia iniziative politiche e processi di riconciliazione che includano tutti i livelli della società civile. È ribadito il forte sostegno italiano alle missioni di peacekeeping e di peacebuilding, richiedendo tuttavia condizioni su mandati chiari e bilanciati che si focalizzino sulla protezione dei civili e delle comunità locali. Con riguardo a tali missioni il know-how italiano si è focalizzato nel tempo sulla mediazione, sull’istituzione di mediation team specializzati e sull’addestramento di personale civile e militare.

Mediterraneo e migranti

Sarà forse il tema più caldo su cui l’Italia si impegnerà durante il suo mandato. Si cercherà di orientare e sensibilizzare l’attenzione nei confronti della crisi dei migranti nel Mediterraneo, probabilmente organizzando dibattiti e, si vocifera, un grande evento a novembre sul tema. I processi di stabilizzazione delle situazioni di crisi, soprattutto in Libia, saranno dunque prioritari. Proprio sulla questione aperta della Libia si giocherà una delle battaglie più dure per la credibilità dell’Italia, anche per via del diretto interesse nazionale che il nostro Paese detiene su quelle coste e nell’entroterra. L’Italia sostiene le istituzioni legittime dello Stato libico, ovvero il Governo di Fāyez Serraj, il quale gode del supporto e del riconoscimento delle Nazioni Unite. Tuttavia questo si rivelerà probabilmente un terreno complesso, perché l’Italia non è in linea con alcuni Stati europei (Francia in primis) e assiste preoccupata alle mosse della Russia che, invece, sostiene il governo di Tobruk guidato da una giunta militare e dal generale Khalīfa Haftar. La strada che i nostri diplomatici cercheranno di percorrere, probabilmente, sarà quella di una soluzione europea per trovare una via di collaborazione con i governi nordafricani e arginare il problema delle migrazioni.

Terrorismo

L’Italia è un promotore attivo delle politiche antiterrorismo. La linea italiana si distingue per una particolare attenzione alla prevenzione della radicalizzazione attraverso un approccio che includa tutti i livelli della società civile, valorizzando il ruolo dell’educazione, dell’inclusione sociale, della cultura e della partecipazione. L’Italia è un membro attivo della Coalizione Internazionale contro l’Isis e propone spesso di concentrare l’attenzione sulle connessioni tra i fenomeni di terrorismo e determinati crimini internazionali come il traffico di esseri umani e il traffico di beni culturali, nel loro doppio ruolo di fattori scatenanti e di fonti di finanziamento per le organizzazioni terroristiche.

Miliziani Isis sulla diga di Mosul, prima della riconquista da parte delle forze curdo-irakene. Oggi la diga è protetta da un contingente italiano di 500 uomini – credit: Afp
Africa

L’Italia si è spesa molto, e ancora continua i suoi sforzi, nel campo della cooperazione internazionale con l’Africa. La grande maggioranza dei Caschi Blu italiani sono stanziati nel continente africano, a dimostrazione del sostegno che il nostro Paese fornisce alle missioni di stabilizzazione e al rafforzamento delle istituzioni legittime della regione. L’Italia si spenderà ulteriormente in questa direzione, con particolare attenzione al ruolo della cooperazione a livello civile.

Israele e Palestina

L’Italia, come sottolineato dal Rappresentante Permanente Sebastiano Cardi in un recente discorso, sostiene la soluzione dei due Stati come fu stabilito negli accordi di Oslo. Per questo motivo, vi è stata una presa di posizione critica nei confronti dei controversi insediamenti israeliani nella West Bank, così come nei confronti del mancato processo di riconciliazione nazionale della Palestina. L’Italia è ancora uno dei pochi Paesi europei a non aver riconosciuto lo Stato palestinese.

Sanzioni

L’Italia è a favore delle sanzioni internazionali comminate dal Consiglio di Sicurezza. Tali misure sono sostenute col fine di promuovere il rispetto delle norme di diritto internazionale e di rafforzare la pace e la sicurezza. Tuttavia, l’azione italiana pone l’accento sull’osservanza dei principi di giusto processo e informazione nell’apposizione di tali sanzioni.

L’Italia dividerà il seggio biennale con l’Olanda, in virtù di un particolare accordo elettorale per cui i Paesi Bassi succederanno all’Italia nel 2018. I due Paesi hanno lavorato a un’agenda congiunta, sebbene non siano sempre portatori di interessi simili, al fine di non svilire la presenza temporalmente limitata di entrambi. Una curiosità: nel corso del 2017 un diplomatico olandese lavorerà stabilmente nella Rappresentanza italiana, e viceversa avverrà nel 2018.

di Leonardo Stiz