La politica di Trump vista dalla Cina / bollettino cinese #3

US President Donald Trump, his Chinese counterpart Xi Jinping, and their wives Melania Trump and Peng Liyuan in Beijing, China.Andrew Harnik/AP
Bollettino cinese è la nostra rubrica che parla di Cina, da un punto di vista cinese. Notizie e agenzie dai media governativi cinesi con la nostra spiegazione del contesto, per capire meglio cosa sta succedendo al di là della Muraglia e quali sono i temi che la grande potenza cerca di imporre nell’agenda-setting internazionale.


L’ascesa di Pechino sul piano internazionale e la politica “America first” di Trump stanno cambiando gli equilibri nelle relazioni USA-Cina. Qual è l’approccio del Partito Comunista Cinese nel rapporto con Washington e, soprattutto, con la controversa politica del Presidente americano? Quali notizie arrivano dalla Cina?

Lo strano rapporto USA-Cina

Le relazioni tra Stati Uniti e Cina possono essere riassunte in questo modo: i due Paesi non sono né alleati, né nemici.

Le due potenze, va da sé, differiscono quanto ad ideologia ed interessi politici: mentre Pechino vede un futuro di cooperazione globale per uno sviluppo sostenibile (o almeno così dichiara), Washington cerca di preservare l’ordine liberale e la leadership americana.

Ciò nonostante, il rapporto tra i due Paesi non può dirsi di ostilità, anche per via della stretta interdipendenza delle loro economie (la Cina è tra i primi partner commerciali degli Stati Uniti) e dai numerosi ambiti di cooperazione – tra cui, soprattutto nel periodo delle Amministrazione Obama, il cambiamento climatico.

Oggi, il peso crescente esercitato da Pechino sul piano internazionale e la politica “America First” del nuovo inquilino della Casa Bianca stanno inevitabilmente cambiando gli equilibri tra le due potenze. Proprio la deriva nazionalista/isolazionista del Presidente americano spinge Washington a considerare la Cina uno scomodo competitor per la sua leadership globale, come dimostrato anche dalle dichiarazioni di Steve Bannon, ex responsabile della strategia politica di Trump, e riportate nel discusso libro di Michael Wolff dal titolo Fire and Fury. “Il vero nemico degli USA è la Cina” dice Bannon, “responsabile del declino americano”.

Ma com’è vista la relazione tra questi due Paesi, insieme con le ultime scelte politiche di Trump, da un punto di vista cinese?

In un articolo del People’s Daily, il quotidiano del Partito Comunista Cinese, viene chiarito molto diplomaticamente che l’intento cinese è quello di “mantenere l’impegno e lavorare con gli Stati Uniti per promuovere l’uguaglianza nelle relazioni internazionali a beneficio di tutti i paesi”. La Cina non è il vero nemico degli Stati Uniti. Il vero nemico è il sentimento anti-cinese dimostrato dall’amministrazione Trump che (sempre secondo le fonti di Pechino) minerebbe il rapporto di fiducia creato e le grandi potenzialità di partnership tra i due giganti.

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Pechino sottolinea spesso l’attuale differenza ideologica con l’America. Gli USA hanno ambizioni egemoniche globali, enfatizzando la dimensione competitiva delle relazioni tra Stati. La Cina invece sarebbe più concentrata sulla cooperazione, puntando ad uno sviluppo attento agli interessi della comunità internazionale nella sua totalità, e non quelli di un singolo Stato.

Quest’idea viene spesso citata dai politici di Pechino, ed esprime il concetto del Presidente cinese Xi Jinping di “nuovo tipo di relazioni internazionali”, derivata in qualche modo da quella “Dottrina dell’Ascesa Pacifica” nata in Cina durante gli anni Novanta, e ufficializzata dal teorico e pensatore cinese Zheng Bijian – da decenni consigliere della leadership di Pechino – con un articolo su Foreign Affairs del 2005.

“Mettere gli interessi nazionali di alcuni paesi al di sopra degli interessi comuni della Comunità Internazionale è decisamente egoista, e finirà per isolare gli Stati Uniti sul piano internazionale” scrive Curtis Stone del People’s Daily.

Parag Khanna – via Reddit / #connectography

Le scelte di Trump viste da Pechino

Secondo Cui Tiankai, l’ambasciatore cinese in America, durante il primo anno di amministrazione Trump “le relazioni tra i due paesi hanno mantenuto uno sviluppo stabile con importanti e positivi progressi”, anche se i rapporti tra i due Paesi “non sono mai a corto di problemi”.

Durante il suo primo discorso sullo stato dell’Unione, il Presidente Donald Trump ha detto: “ci troviamo a fronteggiare regimi, gruppi terroristici e rivali come la Cina e la Russia che mettono in discussione i nostri interessi, la nostra economia e i nostri valori. La debolezza è la via più sicura per entrare in conflitto, il potere forte è il mezzo più sicuro per la nostra difesa”.

I leader cinesi rispondono alle parole di Trump con una linea ben più moderata: gli Stati Uniti, invece di promuovere il confronto con tali affermazioni, dovrebbero collaborare con la Cina nella costruzione di un nuovo modello di relazioni internazionali, caratterizzato dal rispetto reciproco e dalla cooperazione vantaggiosa per entrambe le parti, opponendo all’unipolarismo degli USA una forma di multipolarismo diplomatico a favore di tutte le grandi potenze del sistema internazionale.

Lo scorso dicembre il Presidente degli Stati Uniti aveva unilateralmente riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, annunciando lo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv alla Città Santa. La decisione aveva sollevato le critiche della comunità internazionale: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si era espressa contraria alla decisione di Trump, con una risoluzione approvata con 128 voti favorevoli e nove contrari.

Il People’s Daily ha commentato affermando che gli Stati Uniti “si comportano come dei bulli”, e che la risoluzione delle Nazioni Unite dimostra l’influenza sempre più limitata dell’America, un Paese che “non è più al passo con i tempi”.

Anche sulla questione Corea del Nord le due potenze divergono sensibilmente quanto all’approccio da seguire. In seguito all’ennesimo tweet discutibile di Donald Trump riguardo alla minaccia nucleare di Kim Jong-un, Pechino ha commentato dicendo che Washington “dovrebbe astenersi dal fare minacce e fare di più per trovare modi efficaci per riprendere il dialogo e la negoziazione”.

La Cina ha sottolineato che la questione nucleare della penisola coreana dovrebbe essere risolta pacificamente attraverso il “dialogo” e la “consultazione”. Per il Ministro degli Affari Esteri cinese Wang Yi bisogna “incoraggiare le parti coinvolte a riprendere il dialogo e a costruire la fiducia reciproca, per impegnarsi concretamente nel riportare la questione sulla giusta rotta di risoluzione”.

L’equilibrio di potere tra Cina e USA si sta lentamente spostando a favore della prima, in uno scenario dove Pechino recita sempre con maggiore convinzione la parte di leader moderato contro l’impulsività quasi bambinesca degli statunitensi.

Concludendo con le parole di Yan Xuetong, direttore dell’Istituto di relazioni internazionali dell’Università Tsinghua di Pechino, per i leader cinesi “Trump è un’enorme opportunità strategica”.


Le fonti di questo bollettino sono:

  • People’s Daily, The real enemy is not China but anti-China hysteria, 9 gennaio 2018:
  • People’s Daily, Trump plays up competition in national security while China lays out cooperation strategy, 19 dicembre 2017;
  • People’s Daily, US isolated at UN after acting like a bully, 22 dicembre 2017;
  • People’s Daily, Trump and kim trade “nuclear bottom” threats unhelpful, 3 gennaio 2018;
  • People’s Daily, America under Trump should seek strength through cooperation and not competition, 31 gennaio 2018;
  • People’s Daily, China not interested in hegemony: ambassador to US, 25 gennaio 2018.

 

a cura di Emanuel Garavello e Matteo Bressan