L’influenza russa in Medio Oriente – pt 2

Spettacolo aereo con i colori della bandiera russa durante la visita di Putin ad Abu Dhabi, 15/10/19. Credits to: Reuters.
Spettacolo aereo con i colori della bandiera russa durante la visita di Putin ad Abu Dhabi, 15/10/19. Credits to: Reuters.

Proseguiamo la panoramica dell’influenza russa nel MENA, anche grazie al disimpegno americano nell’area.

Nella prima parte di questa analisi abbiamo iniziato ad analizzare l’evoluzione dei rapporti che la Russia intrattiene con alcuni Paesi chiave dell’area MENA. Vediamo ora gli altri.

La Turchia

Storico nemico dell’Impero Russo, nel 1952 la Turchia entrò a far parte della NATO. Dopo la dissoluzione dell’URSS, la Russia vedeva Ankara come una concorrente soprattutto per quanto riguardava i rapporti di forza in Asia Centrale e nel Caucaso Settentrionale. Le relazioni erano rese più difficili anche dalla questione cipriota, visto che la Russia aveva intrapreso una stretta collaborazione con la Grecia.

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Nemmeno la questione cecena ha aiutato, poiché il Cremlino accusava la Turchia di non fare abbastanza per impedire che i suoi cittadini si unissero ai separatisti ceceni in nome della jihad.

Le opportunità commerciali tra i due Paesi, però, erano troppo appetibili per lasciarsele sfuggire e in pochi anni le relazioni diplomatiche tra le due potenze cominciarono a migliorare. Se, infatti, inizialmente la Turchia aveva appoggiato progetti per la costruzione di gasdotti che attraversassero il proprio territorio, collegando i giacimenti in Asia Centrale con l’Europa, escludendo pertanto la Russia, ben presto le cose cambiarono e la collaborazione tra i due Paesi scongiurò il pericolo che Mosca venisse tagliata fuori dal mercato europeo del gas naturale.

I presidenti di Iran, Russia e Turchia annunciano l’accordo per il processo di pace di Astana per la Siria. Credits to: Reuters.

Oggi i rapporti tra i due Paesi sono molto profondi, la Russia è diventata il primo partner commerciale di Ankara e fornisce il 65% del gas di cui la Turchia ha bisogno, permettendo inoltre ai turchi di venderne una parte a Paesi terzi. Dall’altro lato Ankara è il quinto partner commerciale per la Russia. Grazie ad un accordo risalente al 2011 sono inoltre stati eliminati i visti per l’ingresso dei cittadini russi in Turchia e viceversa, permettendo un poderoso sviluppo per quanto riguarda il turismo tra i due Paesi.

La questione siriana ha visto le due potenze su fronti opposti per molti anni, ma anche in questo caso la collaborazione per la risoluzione della crisi ha prevalso, attraverso il processo di Astana, anche se non sono mancate tensioni significative, come l’abbattimento di un caccia Su-24 russo nel 2018.

Il futuro assetto della Siria resta comunque il nodo da sciogliere delle relazioni russo-turche nell’immediato.

Israele

Un altro Paese con cui la Russia ha stretto rapporti diplomatici e commerciali dopo la dissoluzione dell’URSS è Israele. Sin dagli anni settanta un gran numero di cittadini russi di religione ebraica si sono stabiliti in territorio israeliano. Il Paese, però, è sempre stato un importante alleato degli Stati Uniti e le relazioni con la Russia sono sempre state complicate, soprattutto a causa dei buoni rapporti che la Russia intrattiene con alcuni Paesi islamici, in particolare l’Iran.

Il calo di consensi nel mondo arabo che la Russia ha subito a seguito della guerra contro i separatisti ceceni e delle posizioni pro-Serbia assunte in occasione della guerre in Bosnia e in Kosovo, hanno consentito un riavvicinamento dei due Paesi.

Sorvolo di F-16I israelini durante il giorno dell’indipendenza, 10/05/11. Credits to: flickr.com.

Anche in questo caso il volano economico è stato fondamentale per giungere alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche.

A parte le commesse belliche, la scoperta di giacimenti di idrocarburi al largo delle coste israeliane e libanesi ha consentito lo sviluppo di una partnership tra lo stato ebraico e Gazprom. Il salto di qualità nei rapporti tra i due Paesi si è avuto in occasione dei negoziati e della firma dell’accordo sul nucleare iraniano. Il tema era ovviamente sensibile per Tel Aviv, che sarebbe stata il primo bersaglio di un eventuale attacco nucleare da parte di Teheran. Il ruolo giocato dalla Russia nell’impedire che l’Iran utilizzasse il nucleare per scopi militari ha determinato un grande avvicinamento tra Israele e Mosca.

L’Arabia Saudita

L’aumentata influenza della Russia in Medio Oriente è però palese quando si guarda al sorprendente miglioramento delle relazioni tra Mosca e Riyadh.

Durante l’epoca sovietica il rapporto tra il Cremlino e l’Arabia Saudita poteva definirsi ostile. Gli sceicchi vedevano nell’ideologia comunista alla base dello stato sovietico una vera e propria minaccia all’esistenza della loro monarchia, visto il potenziale rivoluzionario intrinseco nel marxismo-leninismo. I sauditi erano inoltre il principale alleato USA nella penisola araba.

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica le cose sono cambiate, tanto che un pacchetto di aiuti del valore di 2 miliardi di dollari arrivò alla Russia proprio dagli stati del Golfo, Arabia Saudita in testa.

Il miglioramento delle relazioni tra i due Paesi è stato determinato, almeno per parte saudita, da due ordini di motivi.

In primo luogo, Riyadh guarda con apprensione alla diffusione degli ideali di libertà, giustizia e democrazia propagandati dall’America, che, come la dottrina marxista-leninista, contengono un potenziale pericolo per una monarchia assoluta come quella saudita. Gli sceicchi sono anche preoccupati che gli USA possano decidere di interrompere la vendita di armamenti, proprio per motivazioni ideologiche.

Il presidente russo Vladimir Putin e il re Salman dell’Arabia Saudita partecipano alla cerimonia ufficiale di benvenuto a Riyadh, in Arabia Saudita, 14/10/19. Credits to: Alexander Zemlianichenko/Reuters.

In secondo luogo, Riyadh è ben consapevole del patto sociale che la lega ai suoi cittadini. Finché il welfare state verrà mantenuto, le probabilità che il popolo si sollevi contro i regnanti saranno basse. Perché ciò accada sono necessari i profitti derivanti dal commercio di petrolio, il cui prezzo deve essere tenuto sotto controllo. È dunque conveniente intrattenere buone relazioni con il Cremlino, altro grande esportatore di idrocarburi. In questo campo, nel corso degli anni, sono stati raggiunti numerosi accordi trai i due Paesi, che comprendono anche protocolli per lo sviluppo di impianti nucleari.

Queste considerazioni dimostrano in modo evidente come gli USA, pur rimanendo importanti alleati dei sauditi, abbiano perso terreno rispetto alla Russia.

La Siria né è di nuovo un esempio: sebbene Russia e Arabia Saudita si siano trovate su fronti opposti, sostenendo le parti rivali del conflitto, non è mancato un riavvicinamento tra i due Paesi in chiave soprattutto economica.

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Ci sono, ovviamente, anche alcuni elementi di frizione tra Riyadh e Mosca. Essi derivano principalmente dal fatto che il Cremlino intrattiene buone relazioni con l’Iran, sciita, e appoggi il regime di Assad, di matrice sciita anch’esso. I sauditi, che sono sunniti, vedono in questi Paesi un nemico mortale.

Dopo il crollo dell’URSS, dunque, la Russia ha vissuto momenti drammatici al suo interno. La volontà di integrarsi nel sistema economico e, perché no, anche militare dell’Occidente, aveva determinato un temporaneo abbandono delle relazioni con i Paesi MENA. L’avvento di Putin alla presidenza della Russia ha però cambiato le carte in tavola e, cogliendo l’occasione del disimpegno americano nella regione, Mosca ha visto aumentare sensibilmente la propria influenza.

di Riccardo Allegri